> > Decreto Sicurezza, Emilia Romagna come la Toscana: pensa a ricorso

Decreto Sicurezza, Emilia Romagna come la Toscana: pensa a ricorso

salvini

Le regioni si mettono al fianco dei sindaci disobbedienti e annunciano ricorso. Prima tra tutte la Toscana che approverà la delibera lunedì 7 gennaio.

Dopo l’annuncio della Toscana, anche l’Emilia Romagna potrebbe fare ricorso alla Consulta contro il decreto sicurezza. A parlarne è la vicepresidente della giunta di centrosinistra, Elisabetta Gualmini, che ha spiegato il proprio punto di vista al Corriere di Bologna. “Come regione non abbiamo competenze
dirette sulla gestione dell’accoglienza, ma le abbiamo certamente sul sistema sanitario. Se a una persona viene negato l’accesso al servizio sanitario come causa della mancata iscrizione all’anagrafe è chiaro che è un problema, nonchè una violazione dei diritti fondamentali“.

La Toscana annuncia ricorso

Il decreto sulla sicurezza è ormai legge, ma continua la polemica sulla sua attuazione. Sono tanti i sindaci che hanno dichiarato la propria contrarietà, ma ora si aggiungono anche le Regioni. A fare da apripista è la Toscana, dove lunedì 7 gennaio la giunta approverà la delibera sul ricorso da presentare alla Corte Costituzionale, come reso noto dal governatore Enrico Rossi. Secondo quest’ultimo, “i sindaci fanno bene a ribellarsi ad un legge disumana che mette sulla strada decine di migliaia di persone che diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”.

Salvini, da parte sua, ha risposto: “Ci sono 119 mila toscani in condizioni di povertà assoluta. Si contano quasi 22 mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione e si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Rossi straparla del Decreto sicurezza che da più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani“.

Le altre regioni

Sono tante le regioni che stanno valutando di seguire l’esempio della Toscana. Lo farà certamente la Calabria che è “contro un provvedimento discriminatorio che nega diritti fondamentali” come riferito dal presidente Mario Oliverio. In Umbria si garantirà comunque accesso a cure e assistenza sanitaria a tutti, come promesso dalla presidente Catiuscia Marini. A Milano, intanto, arrivano le prime segnalazioni di “profughi titolari di protezione umanitaria che finiscono per strada”.

La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri lancia un appello a Salvini: dia ai medici indicazioni per poter continuare a curare, nel rispetto della Legge sulla Sicurezza, tutte le persone che si trovano sul territorio italiano, anche se “irregolari”.