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Trivelle nel Mediterraneo, Di Maio: "Una bugia il nostro benestare"

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Prosegue il caos generato dalla notizia dell'autorizzazione giunta dal governo a numerose nuove perforazioni petrolifere nell'Adriatico.

Avviato l‘iter di rigetto per sette permessi di ricerca di petrolio nel Mare Adriatico. Questa la comunicazione che giunge dal sottosegretario al Mise in quota Cinque Stelle, Davide Crippa. Il quale, rispondendo alle notizie dei giorni scorsi riguardanti la concessione dell’autorizzazione a condurre trivellazioni nell’Adriatico giunta dal proprio Ministero, commenta così: “Lasciando da parte inutili e sterili polemiche”, afferma il sottosegretario, “Sono più che disponibile ad incontrare le associazioni, convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni”.

Secondo quanto afferma Crippa in un post Facebook, la questione “Starebbe assumendo dei caratteri di disinformazione voluti”. “Tant’è”, prosegue l’esponente pentastellato, “Che si omettono informazioni definitive e fondamentali per screditare questo esecutivo”. Per il sottosegretario, insomma, il rigetto sarebbe in realtà già stato deciso, solo non ancora notificato. Rigetto che scrive, “È frutto di un percorso formale di corrispondenza tra le parti che può portare, dopo tempistiche obbligate per le controdeduzioni, ad una sua emanazione”.

L’intervento del Ministro dell’Ambiente

Sempre sull’argomento interviene anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Che attraverso un post pubblicato su Facebook annuncia di essere al lavoro assieme al Mise per inserire nel Decreto Legge semplificazioni una norma che porti allo stop dei 40 permessi ad oggi accordati. Permessi che fanno seguito al mancato quorum sul referendum promosso nel 2016 sull’argomento

Una questione portata in evidenza dal deputato verde Angelo Bonelli, secondo il quale il Ministero Dello Sviluppo Economico, sotto la guida di Luigi Di Maio, avrebbe autorizzato la ricerca di petrolio nel Mar Ionio. Una ricerca nella quale si sarebbe dato il permesso di utilizzare le cosiddette Air Gun: bombe d’aria compressa e sonore, che utilizzate per scoprire eventuali giacimenti di idrocarburi al disotto dei fondali marini provocano gravi danni ambientali a flora e fauna.

La risposta di Di Maio

Un’accusa rimandata però al mittente da Luigi Di Maio, che sul suo profilo Facebook scrive: “Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel Mar Ionio”. Secondo il vicepremier, “Una bugia”. “Queste ricerche”, prosegue il Ministro , “Erano state autorizzate dal Governo precedente, e in particolare dal ministero dell’ambiente, che aveva dato una valutazione di impatto ambientale favorevole”. “ A Dicembre”, conclude il leader politico del Movimento, “Un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché avrebbe commesso un reato”. Che conclude commentando la decisione del Governatore della Puglia Emiliano di impugnare la decisione. “Non chiedo altro”, scrive Di Maio, “Ma non sarà un ricorso contro Di Maio, bensì un ricorso di un governatore PD contro una autorizzazione rilasciata dal PD”.