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Caso Diciotti, Salvini: "Negate autorizzazione a procedere"

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Matteo Salvini scrive al Corriere, chiedendo al Senato di negare l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti sul caso Diciotti.

Voglio essere processato”. Anzi no. Matteo Salvini torna sui suoi passi, e con una lettera aperta inviata al Corriere della Sera chiede al Senato di negare l’autorizzazione al Tribunale dei Ministri, necessaria a procedere nei suoi confronti per quanto riguarda il caso della nave Diciotti. Salvini, se il Senato dovesse rifiutargli l’immunità parlamentare, dovrà infatti rispondere dell’accusa di sequestro di persona, perchè giudicato responsabile di aver trattenuto illegalmente i migranti a bordo dell vascello della Guardia Costiera Diciotti, ben oltre i termini di legge.

Salvini “Negare autorizzazine a procedere”

“Dopo aver riflettuto a lungo sulla vicenda”, scrive il Ministro dell’Interno, “Ritengo che l’autorizzazione a procedere debba essere negata”. Secondo il vicepremier infatti quella relativa alla nave Diciotti è stata una decisione presa nell’interesse pubblico. Motivo per il quale “Va negata l’autorizzazione ai giudici”.

Il vicepremier prosegue affermando che “La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all’attività di Ministro dell’Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni della campagna elettorale”. “Non intendendo sottrarmi al giudizio” afferma Salvini, ma “Mi accusano di sequestro di persona impedendo lo sbarco in virtù dell’essere Ministro dell’interno”. Un reato che secondo lui non gli sarebbe stato possibile perpetrare se non nelle veci di Ministro.

Una decisione presa nell’interesse pubblico

Insomma, per quanto riguarda il caso Diciotti, Salvini rivendica di aver agito tentando di contrastare l’immigrazione clandestina, in una azione che “Costituisce preminente interesse pubblico”. Inoltre, in quel caso, ad agire fu “Il governo italiano, non Salvini”. In una azione di governo tesa a “Ottenere una equa ripartizione degli immigrati a bordo della Diciotti”.

Salvini prosegue assumendosi le proprie responsabilità di Ministro, e affermando che “Sono convinto di avere agito sempre nell’interesse superiore del paese e nel pieno rispetto del mio mandato”, conferma: “Rifarei tutto, e non mollo”.

Il leader leghista imposta quindi la propria linea difensiva: “La valutazione del Senato”, prosegue infatti la lettera, “è vincolata all’accertamento di due requisiti, ciascuno dei quali è di per sé sufficiente a negare l’autorizzazione a procedere: la tutela di un interesse dello stato costituzionalmente rilevante, o il perseguimento di un preminente interesse pubblico”. Insomma, spiega Slavini: “Il Senato non è chiamato a giudicare se esista il fumus persecutionis nei miei confronti, dal momento che in questa decisione non vi è nulla di personale”. Infatti, secondo la tesi sostenuta dal Vicepremier, “I giudici mi accusano di aver violato la legge imponendo lo stop allo sbarco, in virtù del mio ruolo di Ministro dell’Interno”.

Insomma, Salvini scrive quindi che “Dopo aver riflettuto a lungo su tutta la vicenda, ritengo che l‘autorizzazione a procedere debba essere negata”. Sia perchè il contrasto all’immigrazione clandestina corrisponderebbe ad un preminente interesse pubblico, sia perchè quella contestata sarebbe stata una decisione politica, tesa a verificare la disponibilità di altri paesi europei ad una equa ripartizione dei migranti a bordo.

La Lega fa quadrato intorno al leader

La Lega fa ora quadrato intorno al proprio leader, portato su posizioni decisamente più caute nei confronti dell’intera vicenda processuale. Dura presa di posizione dei capogruppo della lega di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Che, in una nota congiunta, mettono per iscritto la propria posizione: “Processare chi, nell’esercizio delle sue funzioni di Ministro dell’Interno, ha contemporaneamente agito nel pieno rispetto delle leggi e della costituzione e ottemperato al mandato ricevuto dagli elettori, significa inequivocabilmente processare il governo”.

La posizione del Movimento 5 Stelle

Una posizione simile a quella presa dal Leader del Movimento Luigi di Maio, che dal salotto di “Quarta Repubblica, in onda su Rete4, ha espresso la sua posizione in merito all’intera vicenda. “Quello non è il processo al Ministro dell’Interno, ma ci siamo tutti. Sono scelte di tutto il governo. Io sostengo fino in fondo quei provvedimenti”.