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Caso Diciotti, Marco Travaglio "M5S in crisi di identità"

travaglio su caso diciotti e rousseau

Marco Travaglio ha criticato il leader del M5S per la decisione di affidare alla consultazione online la decisione sul processo a Salvini.

Dalle colonne del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio ha preso posizione contro il vicepremier Luigi Di Maio nell’ambito della consultazione sulla piattaforma Rousseau per l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini nel caso Diciotti. Secondo quanto riportato da Huffington Post, il giornalista ha sottolineato la sostanziale incoerenza del Movimento rispetto a quanto dichiarato prima del suo ingresso nell’esecutivo. “Fino a un anno fa, di fronte a qualsiasi ministro indagato per sequestro di persona aggravato, il M5S non si sarebbe neppure posto il problema“, scrive Travaglio. “Avrebbe chiesto le immediate dimissioni dell’interessato. Ora nessuno si sogna di chiedere a Salvini di sloggiare: nemmeno le opposizioni, figurarsi gli alleati”.

“Non sanno che pesci pigliare”

Secondo il giornalista, affidare la scelta agli iscritti al Movimento significa “che non sanno che pesci pigliare, o preferiscono che a pigliarli al posto loro sia la ‘base’. E questo è già preoccupante, per un Movimento nato per contestare i privilegi della casta e per affermare la legge uguale per tutti. Un caso tipico di crisi di identità“. Il direttore del Fatto ha voluto ricordare che “chi ha sempre predicato che i politici devono difendersi nei processi e non dai processi, perché nessuno può essere sottratto alla legge e dunque alla magistratura, non può avere dubbi sull’autorizzazione a procedere per Salvini”.

L’invito di Travaglio alla base

Travaglio ha invitato non solo i militanti pentastellati ma anche “qualsiasi persona perbene di qualsiasi orientamento” a votare sì al processo a Salvini “sia che lo ritenga un bieco sequestratore sia che lo giudichi un benemerito difensore dei parti confini. Affinché a giudicarlo sia un tribunale e non la sua maggioranza parlamentare”. Il giornalista si è inoltre pronunciato contro l’introduzione video realizzata, sulla piattaforma, da Mario Giarrusso. Si corre il rischio, ha spiegato, che “la sua irruenza, anche animata dalle migliori intenzioni, sortisca un appello non proprio asettico”.