> > Conte, caso Regeni: "Una ferita aperta, trasmetterò le nostre premure"

Conte, caso Regeni: "Una ferita aperta, trasmetterò le nostre premure"

Conte

"Ci confronteremo sul caso Regeni e trasmetterò le premure dell'Italia", ha dichiarato Conte dopo l'incontro con il presidente egiziano

In occasione del primo vertice Ue-Lega Araba, il premier Giuseppe Conte annuncia la volontà di trasmettere le “premure” del governo italiano al presidente egiziano sul caso Regeni, il ricercatore trovato morto con evidenti segni di tortura il 3 febbraio 2016 nella periferia del Cairo.

Le dichiarazioni di Conte

“Tutti devono rinunciare a qualcosa, abbiamo una road map e auspico che la conferenza internazionale” promossa dall’Onu “si possa realizzare”. Così ha dichiarato Conte dopo l’incontro con il premier libico Fayez Sarraj. “Presto avrò un aggiornamento anche con il generale Haftar”, ha aggiunto.

“L’Italia è al centro del Mediterraneo ed è sempre a favore del dialogo. Ha favorito molto l’organizzazione di questo primo summit che spero possa essere una tappa storica per un partenariato strategico”, ha detto parlando con i cronisti a margine del summit, come riporta Ansa. “Oggi la minaccia di Daesh è più liquida”: così il premier italiano si è soffermato sul tema della sicurezza e sui rischi connessi ai “molti foreign fighters” che potrebbero tornare in Europa.

Conte sul caso Regeni

Il commento del premier Conte arriva a quasi tre mesi di distanza dalla decisione del presidente della Camera, Roberto Fico. Il 29 novembre scorso, infatti, aveva autonomamente scelto di rompere le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano dopo l’ennesima spedizione a vuoto dei pm italiani al Cairo per proseguire le indagini sulla morte di Giulio Regeni.

Il Fatto Quotidiano ricorda che si tratta del primo strappo ufficiale dell’Italia dal rientro dell’ambasciatore al Cairo ad agosto 2017. In quell’occasione, tuttavia, Conte si limitò a dichiarare di “non conoscere le ragioni della scelta”.

Indagini sul caso Regeni

Il ricercatore friulano fu trovato morto e con evidenti segni di tortura il 4 febbraio 2016 nella periferia della capitale egiziana. Ad aprile 2016 il governo italiano aveva provveduto al ritiro dell’ambasciatore, in attesa di chiarimenti sul caso. Tuttavia, la decisione era stata rivista il 14 agosto 2017.

La richiesta combattiva di una verità da parte della famiglia di Regeni e il lungo lavoro della Procura di Roma non si sono mai interrotti. Le indagini e il lavoro dei pm sono stati complicati dalle resistenze della controparte egiziana. Numerosi anche i depistaggi per complicare la ricostruzione di quanto successo al ricercatore italiano tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo.

Il vicepremier leghista Matteo Salvini, incontrando Al-Sisi in cui, a due anni e mezzo dell’omicidio, aveva assicurato: “La giustizia egiziana sarà rapida”. E poi le parole dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che a fine agosto aveva dichiarato che Al Sisi gli avrebbe detto: “Regeni uno di noi”.