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Il discorso di Mattarella allo Iulm: "Guardare al futuro"

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Il presidente della Repubblica ha presenziato all’apertura dell’anno accademico della Iulm, dove si è espresso in difesa della cultura europea.

Ospite d’onore all’apertura dell’anno accademico dello Iulm a Milano, il capo dello stato ha voluto esprimersi a difesa della cultura europea, incoraggiando gli studenti a guardare al futuro e “Non essere prigionieri del presente”. Quello di Sergio Mattarella è prima di tutto un augurio per l’Italia – affinché il Paese possa affrontare le sfide del futuro con la giusta consapevolezza – risuonato del resto come un velato riferimento alle ultime politiche degli attuali governanti.

L’Italia guardi al futuro

Non aspiro che il nostro Paese ragioni in termini di secoli, sarebbe ampiamente sufficiente e sarei pienamente soddisfatto se ragionasse in termini di decenni. Con la capacità di essere pronti per affrontare il futuro e per progettarlo” ha detto il presidente della Repubblica nel suo saluto inaugurale, in occasione dei 50 anni della Fondazione dell’ateneo. “La nostra Europa attraverso la sua cultura ha sviluppato il suo futuro in mezzo a tanti ritardi, tanti errori, tanti scontri fratricidi, tanti orrori – ha poi aggiunto a difesa dei valori europei -. Ma il suo tessuto culturale comune, che ha sempre superato i suoi confini, ha consentito all’Europa di andare avanti, di progredire con la capacità e la cultura che le ha assicurato di andare oltre il presente”.

Il capo dello Stato ha poi ribadito l’importanza di valorizzare e celebrare la cultura che “è amore per sé stessi, amore per il futuro, il proprio e quello comune”. Il discorso di Mattarella sembra auspicare uno slancio verso il futuro che non vuole dimenticare il passato e da questo cerca di trarre insegnamenti in direzione di un progresso comune che possa “affrontare gli eventi, gli imprevisti, le nuove sponde, i nuovi traguardi”. È proprio questa capacità di rispondere alle condizioni che si creano, ha poi concluso il capo dello stato, a contrassegnare che “l’esigenza che tutti avvertiamo”, una “capacità di guardare al futuro, di non essere prigionieri catturati dal presente, condizionati dal contingente”.