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Luigi Di Maio ribadisce la necessità di introdurre al più presto il salario minimo. “È inaccettabile che nel 2019 essere costretti ad accettare una paga di 3 o 4 euro l’ora. Quello non è lavoro, è schiavitù” denuncia il ministro del Lavoro. “La sinistra se ne è riempita la bocca per anni ma non l’ha mai nemmeno posta in agenda” sottolinea il pentastellato. Il PD però replica che è pronto ad approvare il provvedimento.
Di Maio: “Serve convergenza parlamentare”
“Porteremo la nostra legge per introdurre il salario minimo in Parlamento e mi auguro di vedere sul tema un’ampia convergenza parlamentare. Perché è una cosa giusta. Chi vuole fare gli interessi dei lavoratori non può tirarsi indietro. Il MoVimento 5 Stelle è dalla loro parte”. E’ in questa maniera che Luigi Di Maio annuncia la volontà di cominciare l’iter per approvare al più presto tale provvedimento.
“Il salario minimo orario è una misura che esiste in quasi tutta Europa, la adottano 22 paesi su 28, comprese Francia e Germania. – sottolinea il ministro del Lavoro sul blog delle Stelle – L’Italia aspetta questa legge da decenni. La sinistra se ne è riempita la bocca per anni, ma quando è stata al governo non l’ha mai nemmeno posta in agenda“.
“Il MoVimento 5 Stelle in soli nove mesi la sta presentando: una legge, dunque, che restituisca dignità al lavoratore permettendogli di non essere più vittima del ricatto ‘questo è il lavoro: o così o vattene’” sottolinea. “È inaccettabile che nel 2019 ci siano ancora migliaia di giovani costretti ad accettare una paga di 3 o 4 euro l’ora (se sono fortunati, ndr). Quello non è lavoro, è schiavitù. – denuncia infatti il vicepremier – E in un Paese democratico questo non si può più tollerare“.
PD: “Ok a salario minimo”
A stretto giro arriva la replica del Partito Democratico. Debora Serracchiani, capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, ricorda infatti: “Vorremmo segnalare al vicepresidente del Consiglio che sul salario minimo orario esiste una proposta di legge del PD, già depositata fin da luglio, molto precisa e dettagliata”.
“Si tratta di una misura che verrebbe incontro ai circa due milioni di lavoratori che in Italia non hanno un contratto collettivo di riferimento e agli oltre 2,5 milioni che possono essere considerati lavoratori poveri proprio per gli stipendi. – specifica – Stiamo parlando di lavoratori poveri che anche il reddito di cittadinanza escluderebbe da qualsiasi tipo di aiuto pubblico e che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione”.
“Se quella del M5S è una iniziativa legislativa seria e non la solita campagna propagandistica, troverà sempre pronto il PD nella difesa degli interessi delle categorie più deboli” assicura quindi l’esponente democratica.
Zingaretti: “No furbizie”
Il neo segretario del PD invece rimane più sul vago. Alla proposta di appoggiare il salario minimo, Nicola Zingaretti chiarisce infatti solamente: “I processi politici non si fanno con le furbizie”.