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Manifesto della Lega per l'8 marzo: Salvini non chiede scusa

Salvini su manifesto lega 8 marzo

Il leader del Carroccio si è limitato ad affermare di non saperne nulla e di non condividere alcuni contenuti del volantino.

È polemica per il manifesto sulla dignità delle donne realizzato dalla Lega di Crotone e pubblicato in vista dell’8 marzo. Il cartello è stato accusato di promuovere principi in contrasto con la parità di genere e il pieno raggiungimento dell’emancipazione femminile. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha dichiarato di non saperne nulla “e non ne condivido alcuni contenuti. Lavoro per la piena parità di diritti e doveri per uomini e donne, per mamme e papà”, si apprende da Fanpage.

Non è però sfuggito agli osservatori il fatto che il vicepremier leghista non si sia fatto portavoce di scuse ufficiali da parte del partito. “Non basta dire che non ne sapeva niente e che non condivide alcuni punti”, ha evidenziato il dem Stefano Pedica. “Salvini chieda pubblicamente scusa a tutte le donne. Se per il segretario della Lega di Crotone questo è un inno alla donna, direi che Salvini non ha affatto capito la gravità della situazione”.

Il manifesto

Il manifesto riassume in sei punti quello che la Lega di Crotone ritiene essere il vademecum del ruolo tradizionale della donna. “Un’autodeterminazione senza limiti, sostenuta da un femminismo antagonista nei confronti dell’uomo” ha snaturato il computo delle donne nella società, ha dichiarato Giancarlo Cerrelli, segretario del Carroccio di Crotone. Questo “ha avuto un riverbero negativo in tutti gli ambiti, a cominciare da quello familiare, che è stato decostruito scientificamente nelle sue basi”. Proprio questo ribaltamento dei ruoli tradizionali, continua Cerrelli, è alla base dei femminicidi così “come anche i cosiddetti ‘maschicidi’”, che sono “la conseguenza di rapporti familiari sempre più labili e basati sulle emozioni. La sinistra è propensa ad accettare che la donna sia trattata da ‘incubatrice‘ per favorire l’egoismo di alcuni. Così come intende eliminare i termini ‘papà’ e ‘mamma’, cari alla nostra antropologia, per sostituirli subdolamente con i termini ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’“.

Le critiche dell’opposizione

La condanna del manifesto leghista ha attirato l’immediata condanna da parte dell’opposizione. Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute, non ha nascosto di essere “sconvolta sia per i contenuti sia perché è stato scritto da ragazzi”. L’ideologia promossa dalla Lega di Crotone porta l’Italia “indietro di decenni. A pochi giorni dalla festa della donna, questo fa capire l’urgenza di riportare la questione femminile al centro dell’agenda politica ed educativa del Paese”. Critiche anche da parte di LeU, attraverso le parole di Loredana De Petris: “Una visione delle donne ridicola, imbarazzante e offensiva, del resto già evidente nelle proposte del ministro Fontana e del ddl Pillon che consolida le disparità familiari”.

La condanna del M5S

Una ferma condanna è giunta anche dagli alleati di governo. Il volantino “ci riporta indietro di decenni”, si legge in una nota congiunta dei ministri Elisabetta Trenta, Giulia Grillo e Barbara Lezzi. “Come donne di questo governo, esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione. Ci auguriamo e confidiamo che i vertici della Lega prendano quanto prima le distanze“.