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Voto di scambio, ok alla Camera. Le opposizioni: "E' un pasticcio"

voto di scambio

La riforma sul voto di scambio politico-mafioso passa il vaglio della Camera. Il PD avverte che la legge rischia di essere bocciata dalla Consulta.

La Camera ha approvato la riforma del voto di scambio, fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle. A favore hanno votato 280 deputati (5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia) mentre sono stati 135 i contrari e 10 gli astenuti. La legge aveva già avuto un primo via libera in Senato il 24 ottobre 2018 ma, poiché modificata in Commissione giusitizia, ora dovrà fare un nuovo passaggio a Palazzo Madama.

Voto di scambio politico-mafioso

Molte le critiche al provvedimento da parte delle opposizioni. Per Forza Italia la riforma sul voto di scambio politico-mafioso “provocherà l’effetto contrario a quello voluto, molti imputati saranno assolti, molti processi salteranno, e si andrà verso una restrizione della punibilità” come avverte il responsabile Giustizia Enrico Costa.

In sostanza la legge modifica l’articolo 416 ter del codice penale inasprendo le pene. Per l’azzurra Matilde Siracusano infatti la riforma del voto di scambio esporrà infatti “a rischio di condanna fino a 10-15 anni di carcere i consiglieri comunali, regionali e soprattutto i giovani che si affacciano alle prime campagne elettorali, inconsapevoli di aver accettato la sola promessa di voto da persone di cui ignoravano l’identità”.

Rischio incostituzionalità

Se il politico che si è messo d’accordo con il mafioso per ottenere voti viene poi effettivamente eletto la pena verrà aumentata della metà. E’ questo punto in particolare che contestano i deputati del PD, sostenendo che “non passerà il vaglio costituzionale, perché equipara pene a reati diversi (416 bis, delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso e 416 ter, voto di scambio politico-mafioso). Il risultato sarà impedire l’applicazione di una legge che era efficace”, come spiega Walter Verini.

Anche Leu fa notare: “In caso di voto di scambio conclamato, il mafioso può essere condannato al massimo a 15 anni di carcere, il politico invece a 22 e mezzo. Quest’aggravante rischia di violare il principio costituzionale di proporzionalità della pena“.