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Tangenti, Caianiello si avvale della facoltà di non rispondere

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Caianiello in silenzio davanti al Gip. E' ritenuto il "grande burattinaio" del sistema.

Gioacchino Caianiello ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. E’ questo ciò che si apprende dall’Ansa nell’ambito degli interrogatori sulle Tangenti che si sono tenuti oggi e che hanno coinvolto numerose personalità di spicco del panorama politico. L’ex coordinatore provinciale di FI a Varese, difeso dall’avvocato Tiberio Massironi è stato arrestato il 7 maggio nella maxi indagine della Dda e sarebbe il “grande burattinaio” del sistema di corruzioni, nomine, appalti pilotati e finanziamenti illeciti. Lo stesso Caianiello avrebbe fatto una proposta corruttiva, rifiutata, al governatore lombardo Attilio Fontana.

In silenzio anche gli altri

Oltre a Caianiello, nella giornata di mercoledì 8 maggio, sono stati interrogati anche altri indagati e pare che la maggior parte di loro abbia scelto la via del silenzio. Tra coloro i quali si sono presentati davanti al pm figura Alessandro Petrone, ex assessore all’urbanistica ed ambiente del comune di Gallarate in quanto il sindaco gli avrebbe ritirato la delega subito dopo l’arresto. Interrogati anche Piermichele Maiano e Leonida Poggiaro, ritenuto uno dei corruttori in relazione ad un “piano di governo del territorio”. Tra i convocati c’è infine Alessandro Crescenti, che figurerebbe nelle imputazioni assieme a Caianiello.

Il caso tangenti

Gli arresti sono scattati nella giornata di martedì 7 maggio per un totale di 43 ordini di custodia cautelare, di cui 12 in carcere. Tra gli arrestati, diversi nomi di spicco della politica lombarda: Fabio Altitonante, ex consigliere regionale e Pietro Tatarella, consigliere comunale candidato alle Europee. Quest’ultimo sarebbe risultato a “libro paga” dall’imprenditore del settore rifiuti Daniele D’Alfonso. Coinvolto anche il presidente della regione, Fontana, indagato per abuso d’ufficio.