> > Europee 2019, Daverio: "Abbiamo bisogno di un'Europa allargata"

Europee 2019, Daverio: "Abbiamo bisogno di un'Europa allargata"

Europee, intervista Daverio

"Il vero nemico di Putin non è l'America, ma un'Europa forte, che cresce. Davanti a questo scenario, si spaventa e corrompe i sovranisti".

A pochi giorni dalle urne, il sogno del critico d’arte Philippe Daverio, tra i candidati nelle liste di +Europa, è un’Europa allargata, un’alternativa alla supremazia franco-tedesca (“la considero un errore”) che sappia affrontare le sfide presenti e future, rivolgendo lo sguardo anche ai Paesi del Nord Africa. Sulla scia dello scandalo che ha investito l’austriaco Heinz-Christian Strache, mette in guardia dalla Russia: “Il primo vero nemico di Putin non è l’America, ma un’Europa che cresce, forte, anche militarmente. Farà di tutto per impedire che sia unita”.

L’intervista a Philppe Daverio

A poche ore dalle elezioni, qual è la sua idea di Europa?

Io sono uno dei pochi autorizzati a considerare l’Europa franco-tedesca un errore, essendo un po’ francese, un po’ tedesco e un po’ italiano. Riprendo un discorso di Churchill, che negli anni Quaranta pensava che l’Europa dovesse diventare l’Europa delle regioni. Oggi costituirebbe un aggregato politico di circa 50-60 regioni, non molto diverse dalle stelle americane, con una grande capacità di integrazione e di dialogo. Alla fine del secolo scorso si parlava delle cinque locomotive d’Europa (tra cui il lombardo-veneto) che fanno metà del prodotto del continente e sono in grado di trascinare in modo straordinario tutto il resto. Esiste anche una parte claudicante, per esempio nel sud dell’Italia, in Spagna, in Grecia. L’abilità tedesca è stata far pagare alla comunità europea il recupero del loro meridione storico, cioè la Germania dell’est. Noi abbiamo pagato la Germania dell’est, ora loro paghino i nostri problemi. Oggi se noi diamo 100 euro all’Europa ne recuperiamo 30, i tedeschi ne danno 100 e ne recuperano 120. Di +Europa mi piace il “più”, invece che il “meno”. Credo che sia una lotta contro la claustrofobia e uno stimolo per tornare a produrre e a generare certezze.

Lei ha fatto due riferimenti. Il primo è alla sua identità in parte francese. Il secondo è il “più” nel simbolo di +Europa. Se prendiamo questi due elementi e li confrontiamo con le politiche della Lega, vediamo da un lato la francese Le Pen che ha partecipato al comizio-evento dei sovranisti a Milano. Dall’altro, nella destra di Salvini si chiede meno Europa ma migliore. Com’è possibile conciliare questi due elementi e come considera la partecipazione di Le Pen al comizio di Salvini?

C’è una parte di mondo che è spaventata e che ha il forte desiderio di tornare indietro. In gran parte è costituita da coloro che non producono, che non lavorano, a cui Salvini si rivolge con regolarità. Nell’Italia del nord, alcune delle culle della Lega (di cui io feci parte, quando era una Lega rivoluzionaria e non reazionaria) oggi sono tutte del Pd: ci sarà un motivo! La stessa questione si pone in Francia, dove la distanza tra le due parti è ancora più forte. È la Francia rurale, numericamente forte e spaventata, quella che sostiene Le Pen. La Germania ha problemi analoghi, infatti l’Afd è un partito di spaventati. Bisognerà vedere se l’Europa sarà in grado di superare questa fase. Io credo che sia una patologia momentanea e che le forze economiche siano sempre più forti delle paure ancestrali e neo-medievali. Abbiamo bisogno di un’organizzazione vasta, che sappia competere con il resto del mondo, dalla Cina, agli Usa, alla Nigeria che fra trent’anni avrà più abitanti dell’Europa di oggi. Abbiamo bisogno di un’Europa molto allargata rispetto a quella attuale, che sia in grado di aprire un dialogo con gli Stati del nord Africa, perché fanno parte della storia europea da sempre. Mi piacerebbe un’Europa come la pensava Traiano.

Per quanto riguarda i partiti sovranisti, è notizia delle ultime settimane la vicenda dell’austriaco Strache. C’è la paura che il Cremlino stia finanziando i partiti anti-europeisti candidati alle europee.

Putin è l’uomo più cattivo del pianeta, ha diritto al premio Belzebù. Ha preso un Paese che purtroppo l’Occidente voleva far morire, gli ha ridato la fierezza imperiale e ora è diventato uno zar. Il suo primo vero nemico non è l’America, ma l’Europa che cresce, forte, anche militarmente (tesi franco-tedesca che io sposo in pieno). Davanti a questo scenario, Putin si spaventa e va a corrompere la pancia molle dell’Europa, le fasce più deboli, i sovranisti marginali. È il nostro vero nemico.

Torniamo a +Europa, un partito figlio dei radicali, anche grazie a Emma Bonino. In questo periodo la diatriba sulla chiusura di Radio Radicale si è fatta sempre più accesa, tanto che Bobo Giachetti del Pd ha iniziato una protesta non violenta, tramite lo sciopero della fame e della sete. Cosa ne pensa?

Non ho mai fatto parte dei radicali, ma mi sono sempre sentito molto vicino a loro perché sono difensori del concetto di libertà personale, che è fondamentale nelle democrazie evolute. La chiusura di Radio Radicale è un crimine. Forse non era sempre divertente, ma era un fortissimo strumento di comunicazione. Ha svolto una funzione fondamentale nel dibattito sulla libertà e sulla laicità, di cui il Paese ha veramente bisogno. Io sarei, anzi, per il suo ampliamento, con una comunicazione anche in rete. Potremmo chiedere al ministro di inserirla tra i Beni culturali, in modo tale che non possa più essere chiusa. Non so se avrà il coraggio di farlo, ma io lo farei.