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La portavoce di Sea Watch risponde a Salvini sulle donazioni all'Ong

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La portavoce dell'Ong Sea Watch Giorgia Linardi ha risposto alle accuse di Matteo Salvini affermando che i fondi arrivano da donazioni di privati.

“Sbruffoncella pagata da chissà chi”. Così Carola Rackete – capitana della nave Sea Watch 3 – è stata apostrofata in una diretta Facebook del 26 giugno dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. La donna tedesca aveva infatti da poche ore violato il blocco imposto dal ministero, avvicinandosi alle acque di Lampedusa dopo che per 13 giorni era rimasta bloccata in mare aperto con decine di profughi a bordo. Al momento uomini delle Forze dell’Ordine sono saliti sulla nave per verificare i documenti dell’equipaggio.

La riposta della portavoce della Sea Watch

A replicare alle parole di Matteo Salvini in merito alla provenienza dei finanziamenti della Rackete è stata Giorgia Linardi, portavoce della Ong Sea Watch. Intervistata dai microfoni della trasmissione di La7 Tagadà, la Linardi ha infatti chiarito da dove arrivano i soldi per il sostentamento dell’Ong: “Sullo sbruffoncella non rispondo, non mi abbasso a questi tipo di comunicazione. Il comandante ha un contratto limitato al periodo in cui si trova a bordo su base freelance”. La stessa Carola Rackete: “Viene pagata il minimo indispensabile in quanto professionista, con soldi che arrivano dall’organizzazione Sea Watch”.

A sua volta – continua la Linardi – l’Ong Sea Watch trae i propri fondi dalle libere donazioni dei privati. Non esistono quindi grandi finanziatori occulti alle spalle dell’organizzazione. L’unico grosso donatore ufficiale è la Chiesa Protestante Tedesca.

Lo scontro con l’assessora ai Trasporti lombarda

Durante la trasmissione, la Linardi è stata in seguito accusata da Claudia Maria Terzi, assessora ai Trasporti della Regione Lombardia, di utilizzare la tragedia dei profughi per fomentare un caso politico. Una strategia che secondo la Terzi avrebbe come prova quella di aver violato il blocco navale italiano e non quello della Tunisia. Sempre secondo l’assessora il paese africano avrebbe infatti in poco tempo rimpatriato i migranti a bordo della nave se questa fosse entrata nelle sue acque territoriali.

Accuse a cui la Linardi ha risposto affermando come la Sea Watch da anni stia portando avanti una missione umanitaria nel Mediterraneo, salvando migliaia di vite umane. Un’operazione che è stata svolta in passato anche collaborando con la Guardia Costiera e la Marina Militare, prima che l’attuale governo gialloverde cambiasse le procedure.