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Di Maio: "Così la Sea Watch si sta facendo pubblicità"

Di Maio Sea Watch

Per il vicepremier servono corridoi umanitari legali: "Se passiamo l'estate a litigare con le Ong, abbiamo già perso".

Nello scontro che contrappone la Sea Watch al governo italiano e, in particolare, al ministro dell’Interno, Luigi Di Maio offre una soluzione alternativa al braccio di ferro dell’alleato leghista. Se infatti, da un lato, è concorde con Matteo Salvini nell’affermare che la Ong tedesca “così si fa pubblicità“, dall’altro avanza la proposta di creare “corridoi umanitari legali” per fronteggiare non solo l’emergenza contingente ma anche per trovare una soluzione efficace sul lungo periodo.

L’attacco alla Ong

Il caso della Ong tedesca ha reso evidente che “siamo diventati ormai il palcoscenico del Mediterraneo“, scrive Di Maio in un lungo post sui suoi canali social. “Come mai la Sea Watch neanche prova più ad avvicinarsi alle coste maltesi o alle coste greche? Semplice, a Malta come in Grecia non fa notizia. Hanno preferito restare 14 giorni a largo delle nostre coste anziché chiedere a La Valletta, Madrid o Atene lo sbarco. I governi di questi tre Paesi sono forze politiche tradizionali europee. Se uno dei popolari europei o dei democratici europei ti nega lo sbarco, i media neanche ne parlano, se lo fa il governo italiano si mette in moto il carosello. La Sea Watch si fa pubblicità e raccoglie più fondi per carburante, viveri e riparazioni, così può ripartire”.

Il ministro del Lavoro ha inoltre fatto riferimento alla sentenza della Corte di Strasburgo che ha respinto la richiesta della nave: “Meglio, si pubblicizza ancora di più il brand. Qualcun altro nel governo gli risponde via social? Ottimo, ci saranno in tutto il mondo una serie di finanziatori alla Soros pronti ad incrementare i loro bonifici. In mezzo però ci sono le persone. Gli esseri umani. Che sono comparse inconsapevoli di questo grande teatro che sono diventate le acque territoriali italiane. Persone che sono state illuse di trovare la terra promessa in Europa”.

“Serve soluzione di lungo periodo”

“Io non ho tutte le risposte”, ammette il vicepremier. “Ma se dovremo passare tutta l’estate a litigare con le Ong abbiamo già perso. Servono corridoi umanitari legali per chi può venire qui. Se entri in Italia lo fai col permesso dei cittadini italiani. Servono più rimpatri delle migliaia di irregolari non identificati che abbiamo nel nostro Paese. Servono Agenzie dell’Unione Europea su suolo africano, serve una alleanza con la Cina per investimenti sostenibili nel continente africano”. Soluzioni che, per essere attuate, necessitano però di posizioni governative che la Lega tiene ben saldamente nelle sue mani: “Il Movimento 5 Stelle non ha né il Ministero degli Affari Esteri, né quello dell’Interno, né quello dell’Unione europea. Le politiche dell’immigrazione vanno fatte soprattutto sul lungo periodo. Altrimenti ci aspetta una estate lunga, con gli stessi problemi di sempre”.