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Occupazione, Conte: "Ottimista". Cgil: "È bolla del terziario povero"

giuseppe conte occupazione

Giuseppe Conte commenta i dati Istat definendoli "molto incoraggianti". Per Vincenzo Colla della Cgil i numeri veri sono quelli sulle ore lavorate.

Giuseppe Conte è soddisfatto dei dati sull’occupazione di maggio 2019, diffusi dall’Istat. Di parere diverso Vincenzo Colla, vicesegretario generale della Cgil, che avverte: “Dal 2008 abbiamo perso ben oltre un miliardo di ore lavorate”.

“Sulla buona strada”

Disoccupazione ai minimi dal 2012, occupazione al top da oltre 40 anni: dall’Istat arrivano dati molto incoraggianti che ci danno fiducia. Sappiamo che c’è ancora tanto da fare, soprattutto al Sud. Con il ministro Luigi Di Maio, ad esempio, siamo impegnati per il potenziamento dei centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro. Siamo sulla strada giusta” assicura Giuseppe Conte, commentando le ultime rilevazioni dell’istituto di statistica sull’occupazione.

Partendo per Bruxelles il premier poi aggiunge: “Mi lascio alle spalle una giornata che – dati alla mano – mi dà molta fiducia sulle politiche sin qui svolte dal mio Governo e mi rende ottimista sulla strada che abbiamo intrapreso. I dati certificano la grande solidità della nostra economia, dei nostri fondamentali. I conti pubblici migliorano, il deficit è in calo, aumentano le entrate, diminuisce la disoccupazione mentre sono in crescita gli occupati, al top da oltre 40 anni”.

I veri dati sull’occupazione sono altri

“Il dato sull’occupazione, peraltro di un solo mese, non fotografa la situazione reale dell’Italia” avverte però Vincenzo Colla, vicesegretario generale della Cgil. In un’intervista a La Repubblica infatti chiarisce: “Il numero che racconta la verità è quello delle ore lavorate. Tra l’inizio della crisi nel 2008 e oggi abbiamo perso ben oltre un miliardo di ore ed almeno 700-800mila lavoratori”.

In merito ai nuovi assunti, Colla poi puntualizza:”Se oggi l’Istat trova una persona che lavora anche solo 4 ore in un mese, subito la considera un dipendente. Ma quello è in realtà un disperato che non intasca mai uno stipendio pieno”. “Prende forma una bolla. – avverte infine – La bolla del terziario povero che si allarga mentre frana un ceto medio che era fatto di persone attrezzate e competenti”.