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Sea Watch, Pd: "Nuova ipotesi di reato per Salvini"

Pd processare salvini

L'accusa del deputato dem Miceli: "Ancora una volta Salvini usa le forze dell'ordine per propaganda personale e politica".

La questione Sea Watch non si è conclusa come Matteo Salvini avrebbe voluto, con lo sbarco dei migranti e la liberazione della capitana. E mentre il vicepremier continua la sua personale campagna contro Carola Rackete attraverso i social, c’è chi vorrebbe portare proprio lui davanti a un giudice e processarlo per un reato compiuto proprio sul web. A essere incriminata è una foto pubblicata dal ministro dell’Interno sul proprio profilo Facebook. Lo scatto lo ritrae insieme ad alcune agenti di polizia, accompagnato dalla scritta: “Io sto con le donne che difendono la legge”, in contrapposizione alle “delinquenti” come Carola Rackete. “Ancora una volta Salvini usa le forze dell’ordine per propaganda personale e politica”, ha commentato Carmelo Miceli, deputato del Pd. “Ma questa volta l’episodio è davvero inqualificabile”.

“Macchina propagandistica”

La comandante della Sea Watch non è l’unica vittima della propaganda del capitano leghista. A pagare le conseguenze della condotta di Salvini sono anche le poliziotte immortalate. “Le agenti di polizia che si sono fatte fotografare in maniera del tutto legittima con il ministro, sapevano che la loro foto sarebbe poi diventata una card di propaganda politica?”, chiede Miceli. “Sapevano che sarebbero state utilizzate dalla macchina propagandistica della Lega per fare polemica politica? Sapevano che sarebbero diventate testimonial di un leader di partito? In mancanza di specifica autorizzazione, potrebbe configurarsi un’ipotesi di reato“.

Le forze armate rispondono al Viminale ma non sono “la guardia personale di Salvini”, prosegue il deputato dem. Ci auguriamo che una persona stimata e professionalmente autorevole come il Capo della Polizia Gabrielli sappia arginare questa deriva pericolosa, che rischia di danneggiare irrimediabilmente il fondamentale ruolo delle forze dell’ordine, che rappresentano tutti gli italiani e non una parte”.