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I parlamentari M5s che non restituiscono lo stipendio: la lista di insospettabili

Parlamentatri M5s non restituiscono lo stipendio

Tra i parlamentari M5s accusati di mancata restituzione dello stipendio ci sono 17 deputati e 6 senatori.

Hanno conquistato gli elettori al grido di “onestà“, ma a qualche mese dal loro approdo a Palazzo Chigi sono stati travolti da quegli stessi scandali per cui avevano puntato il dito contro gli avversari politici. L’ultima macchia riguarda la mancata restituzione dello stipendio da parte di diversi parlamentari del M5s. A denunciarlo è stato, almeno parzialmente, lo stesso Movimento, nel momento dell’espulsione delle deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini. Le due sono accusate, oltre che di aver votato in difformità rispetto al partito, anche di “mancata restituzione forfettaria dal mese di ottobre 2018”, andando contro al regolamento a cui sono sottoposti tutti i parlamentari pentastellati.

I parlamentari M5s non restituiscono lo stipendio

Ma quelli di Giannone e Vizzini non sarebbero gli unici nomi inseriti sulla “lista nera”. Tra i soli parlamentari M5s che siedono a Montecitorio, sarebbero 17 quelli che non hanno restituito lo stipendio. Spicca, tra questi, il presidente della Camera Roberto Fico, che sarebbe inadempiente dall’ottobre. Insieme a lui, il sito Tirendiconto.it cita anche Federica Dieni, Marta Grande, Vallascas Andrea e Dalila Nesci. C’è poi chi non versa il dovuto fin da novembre 2018, come Daniele Del Grosso, Gianluca Vacca e Carla Ruocco. Tra i parlamentari che non pagano da dicembre si contano Diego De Lorenzis e Federico D’Incà.

Meno grave ma comunque seria è la situazione a Palazzo Madama, dove si contano sei senatori “fuorilegge”. Tra loro c’è anche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.

Il commento di Veronica Giannone

Veronica Giannone, una delle ultime parlamentari espulse dal M5s, si è difesa in un’intervista rilasciata a TPI. “Ho già spiegato che in realtà le donazioni sino a dicembre le ho effettuate, anche se a un ente differente perché, per quanto sia poco comprensibile all’esterno, è insensato donare a un conto privato dei soldi che dovrebbero andare ai cittadini”, ha spiegato. La spiegazione dietro alla sua espulsione e a quella della Vizzini c’è: “Il Movimento aveva timore di far vedere che la nostra posizione non era differente da quella di tanti altri colleghi. Non avrebbero potuto utilizzare quella scusa, è quello il punto”.