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Alan Kurdi verso Lampedusa: a bordo bimbo ferito con arma da fuoco

Alan Kurdi Matteo Salvini

Matteo Salvini chiude i porti ma la Alan Kurdi fa rotta comunque verso Lampedusa. Il capo missione spiega: "I migranti non vogliono tornare in Libia".

Nonostante Matteo Salvini abbia firmato il divieto di ingresso in acque italiane e si lamenti che la nave della Ong tedesca Sea Eye non abbia accettato lo sbarco a Tripoli, la Alan Kurdi continua a fare rotta verso Lampedusa. Il capo della missione Barbara Held rivela infatti che i migranti hanno raccontati di aver sofferto “terribili esperienze” in Libia.

Salvini chiude i porti alla Alan Kurdi

“Firmato il divieto di ingresso in acque italiane per la nave Alan Kurdi. Se la Ong ha davvero a cuore la salute degli immigrati può fare rotta verso la Tunisia: se invece pensa di venire in Italia come se niente fosse ha sbagliato ministro” annunciata il 31 luglio 2019 Matteo Salvini.

Nonostante l’Italia non sembri intenzionata, ancora una volta, ad aprire i propri porti alle navi delle Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, la Alan Kurdi dell’organizzazione Sea Eye continua la sua rotta verso Lampedusa.

Nella serata di mercoledì il ministro dell’Interno sui social informava che la nave era “attualmente a 30 miglia dalle coste della Libia” ma che aveva “rifiutato il porto di Tripoli assegnatole dalla Guardia costiera libica…”. Il leader della Lega ha quindi chiosato: “Ci risiamo, Ong tedesca se ne frega delle autorità internazionali. Io non mollo!”.

Bimbo con ferita d’arma da fuoco

“Prima di essere ricondotti in Libia, preferiscono annegare in mare” chiarisce però il capo della missione Barbara Held. A bordo della Alan Kurdi ci sono infatti 40 migranti che hanno raccontanto “terribili esperienze” passate in Libia. Tra le persone soccorse anche due le donne, di cui una incinta, e tre bambini, di cui uno con una ferita di dieci centimetri sulla spalla.

In base a quanto rivela lo staff della Sea Eye il piccolo, che ha tre anni, sarebbe stato ferito da un’arma da fuoco. “Noi obbediremo al diritto internazionale e non riporteremo nessuno in un paese in guerra. La Libia non è un porto sicuro” chiarisce quindi la Ong tedesca. Barbara Held in un video postato sui social precisa quindi: “Stiamo andando a Lampedusa e spero che troveremo un porto sicuro definitivo che non sia quello della Libia”.