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Richard Gere: "Salvini? Fa di un'emergenza un caso politico"

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"Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso".

Richard Gere, dopo essere stato a Lampedusa, in aiuto all’Ong Open Arms, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere. L’attore americano ha trattato temi di estrema delicatezza come l’immigrazione, ed ha avuto da ridire sulla politica di Matteo Salvini.

Richard Gere su Salvini

Richard Gere più volte ha preso posizione sul caso Open Arms. Durante il corso dell’intervista fatta dal Corriere, viene chiesto all’attore di esprimere il suo giudizio sulla politica del ministro degli Interni Matteo Salvini: “Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica. Ho ammirato invece il ministro della Difesa Elisabetta Trenta: lei questo caso non può separarlo dalla sua coscienza. Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione“.

L’attore americano fa un passo in più e chiede apertamente al vicepremier leghista di incontrarsi: “Sono sicuro che non è come si presenta in pubblico. Avrà una famiglia, figli, genitori. Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso. La vita può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore“.

Differenze tra USA e Italia

Quando viene chiesto a Richard Gere se ci vede un parallelismo tra Stati Uniti e Italia, la risposta non lascia spazio a dubbi: “Il mondo ha gli stessi problemi. Noi abbiamo rifugiati da molti Paesi dell’America centrale. Il ministro dell’Interno ha la stessa mentalità del presidente Trump. Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio. Dobbiamo fermare Trump“.

Per concludere poi, l’attore americano dedica dolci parole alla nostra amata penisola: “Amo gli italiani, il grande cuore, la gioia di vivere, negli ultimi anni sono stato più volte in Sicilia dove c’è una stratificazione di culture. Dall’altra parte, qualcosa è cambiato negli ultimi anni. Ma non solo da voi: avviene in Ungheria, Polonia, Gran Bretagna e America naturalmente. I leader politici stanno manipolando le menti facendo emergere il lato oscuro del dramma del nostro tempo. Ripeto: è una sfida, una sfida che si può vincere. Rendiamo il mondo un giardino. Non è la fine delle nostre democrazie“.