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Accordo Pd-M5s, Di Maio: il piano per mettere fuori gioco Di Battista

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Continuano le trattative verso un accordo Pd-M5s: il piano di Luigi Di Maio per mantenere la leadership del Movimento.

Gli obiettivi del vicepremier grillino sono chiari, nella lunga e tortuosa strada verso la formazione di un governo giallorosso: dare vita a un Conte bis e mantenere la leadership all’interno del Movimento. Per farlo senza che la caduta dell’esecutivo gialloverde comporti anche il suo tramonto politico, Luigi Di Maio sa di dover sostenere un accordo Pd-M5s, nonostante gli scontri del passato (anche recente) e di dover mettere fuori gioco il “fratello” Alessandro Di Battista.

Accordo Pd-M5s

Per mantenere il ruolo di leader del Movimento e arrivare a un accordo Pd-M5s, Luigi Di Maio deve per prima cosa mettere a tacere il dissenso degli avversari interni. Tra questi c’è anche lo stesso Alessandro Di Battista che oggi, con il suo dissenso nei confronti di un governo giallorosso, rappresenta un pericolo per il ministro del Mise uscente. Per consolidare il proprio prestigio e la propria posizione dentro e fuori il partito, Di Maio ha la necessità di assicurarsi un posto di rilievo nella nuova squadra di governo, ottenendo un dicastero importante, ed escludere dai papabili per Palazzo Chigi esponenti dem sgraditi alla base per i più vari motivi.

Il toto-ministri

Il primo ruolo che il vicepremier uscente avrebbe voluto rivendicare per sé è quello di premier, ma è consapevole che difficilmente il Pd accetterà la sua proposta. L’obiettivo è, allora, assicurarsi un Ministero importante. Quello dell’Interno è escluso, data la pesante eredità lasciata da Matteo Salvini. L’alternativa è un altro dicastero di peso, come quello degli Esteri o quello della Difesa.

Parlando di Ministeri, Di Maio è deciso a conservare alcuni ministri del governo gialloverde, come Alfonso Bonafede, Giovanni Tria, Enzo Moavero Milanesi e Riccardo Fraccaro. Parallelamente, intende fare di tutto per escludere dalla rosa di futuri ministri gli esponenti dem invisi al Movimento, tra cui Matteo Orfini. Rimane da sistemare, a questo punto, solo la carica di Commissario europeo che, nel disegno di Di Maio, potrebbe essere “ceduta” al Pd o assegnata a una figura terza, gradita ai dem.