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Migranti, l'Italia nega il permesso di decollo agli aerei delle Ong

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L'Enac nega il permesso di decollo a Moonbird e Colibrì, i due aerei che segnalano la posizione dei gommoni ai soccorritori

L’Italia non vuole più che le Ong dei cieli operino nel territorio nazionale. L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha vietato a Moonbird e Colibrì, i due aerei leggeri che sorvolano il mar Mediterraneo e segnalano la posizione dei gommoni dei migranti ai soccorritori, di decollare da Lampedusa o da qualsiasi altro scalo del nostro Paese. Secondo l’Enac, i velivoli non rispettano le norme nazionali e possono essere usati solo per attività ricreative.

Le ong dei cieli

Gli aerei delle Ong hanno un importante ruolo nelle missioni di Search and Rescue. Servono a individuare i gommoni dei migranti e segnalarne rapidamente la posizione ai soccorritori. Le coordinate sono trasmesse via radio dall’equipaggio di Moonbird (un Cirrus Sr22 che vola per la no profit svizzera Humanitarian Pilote Initiative, in collaborazione con la ong tedesca Sea-Watch) e di Colibrì (un Mcr-4S a elica della francese Pilotes Volontaires). Secondo un’inchiesta del Giornale, dal primo gennaio agli inizi di giugno Colibrì e Moonbird hanno effettuato 78 missioni di salvataggio, di cui 54 sono partite dallo scalo di Lampedusa. Ora l’Enac ha tolto loro il permesso di decollo da qualsiasi aeroporto sul territorio italiano.

Le ragioni del divieto

Secondo quanto hanno rivelato i tecnici dell’Ente nazionale per l’aviazione civile,Colibrì non è un aeromobile certificato secondo standard di sicurezza noti ed è in possesso di un permesso di volo speciale che non gode di un riconoscimento per condurre operazioni su alto mare. È stato inoltre oggetto di modifiche significative di cui non abbiamo tracciabilità. Quelle di Search and Rescue sono operazioni professionali che richiedono un regime autorizzativo, non compatibile con gli aeromobili di costruzione amatoriale”. Moonbird avrebbe caratteristiche simili a quelle del velivolo della Pilotes Volontaires. La Sea-Watch, forte di un parere legale di uno studio di esperti di aviazione, nutre dei dubbi sulla decisione dell’Enac. Queste sono state le parole di Giorgia Linardi, responsabile di Sea-Watch Italia: “Ci viene da pensare che dietro a queste complicazioni burocratiche ci sia la volontà politica di fermare le attività di ricognizione. Evidentemente dà fastidio che gli occhi della società civile siano tanto in mare quanto in aria”.