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La riforma del ministro Giovanni Tria: l'aliquota "personalizzata"

ministro tria

Il ministro del Tesoro Giovanni Tria ha proposto una riforma delle aliquote dell'Irpef, ma la crisi di governo sta mettendo dei paletti ai lavori.

Il Ministro del Tesoro Giovanni Tria ha lanciato nelle ultime settimane una riforma che lui stesso ha definito “rivoluzionaria”. Grazie a questa nuova proposta, infatti, si supererebbe lo scontro sul numero di aliquote e si faciliterebbe la riduzione del carico fiscale. Inoltre, verrebbe semplificato il sistema grazie all’eliminazione delle deduzioni e delle detrazioni fiscali attuali. Purtroppo, però, le vicende in atto in questi giorni (e in particolare la crisi di governo) potrebbero bloccare i lavori del Ministro. Vediamo come cambierebbe il sistema fiscale con questa riforma “rivoluzionaria”.

La riforma proposta da Giovanni Tria

Giovanni Tria, ministro del Tesoro, ha redatto una riforma che potrebbe comportare non pochi cambiamenti sulle attuali aliquote Irpef. Infatti, nelle sue idee verrebbero abbandonati gli attuali scaglioni a favore dell’adozione di una formula che permetta di calcolare l’imposta in modo progressivo e graduale. Il metodo, però, non è originale, in quanto già adottata da paesi come la Germania. Lì, ad esempio, il calcolo considera alcuni valori fissi aggiornabili di anno in anno. La proposta di Tria intende eliminare il divario tra l’imposta nominale percepita e quella concretamente applicata. L’aliquota “personalizzata”, proposta da Tria, lascerebbe invariata la percentuale per i redditi più alti (attualmente fissata al 43%). Amplierebbe, invece, la cosiddetta “no tax area”. Il progetto, non ancora ben delineato, costerebbe tra i 7 e gli 11 milioni di euro. Nel caso in cui venisse adottata, infine, permetterebbe di superare le deduzioni e le detrazioni attuali, semplificando il sistema tributario.

Lo schema a tre aliquote

Il Ministero di Economia e Finanza ha valutato nelle ultime settimane anche l’introduzione di uno schema a tre aliquote in sostituzione a quello delle attuali cinque. Nella proposta lanciata del Movimento 5 stelle, infatti, il prelievo fiscale ammontava al 23%, fino a 28 mila euro, mentre la no tax area era limitata ai 10 mila. Fino ai 100 mila sarebbe stata applicata l’aliquota del 37% e infine oltre tale soglia il prelievo si calcolerebbe con il 42%.