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Di Maio telefona a Zingaretti: "Non accetto di essere umiliato"

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Di Maio telefona a Zingaretti e lancia l'ultimatum: "Io sono il leader politico del M5s che deve entrare nell'esecutivo come vicepremier"

Non accetto di essere umiliato così e non accetto che lo sia il Movimento. Conte è un premier terzo, io sono il capo politico del M5s che deve entrare nell’esecutivo come vicepremier“. Con queste parole Luigi Di Maio si sarebbe rivolto al telefono a Nicola Zingaretti nella tarda serata di martedì. La tensione nelle ultime ore sta infatti crescendo, complici le poche ore che separano il Presidente Mattarella dalla decisione finale sul futuro del Governo. L’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sembrava cosa fatta, ma nelle ultime ore sembra che tra i due sia tornato il gelo.

Di Maio telefona a Zingaretti

Come riporta Libero, Luigi Di Maio avrebbe telefonato a Nicola Zingaretti, ma questa volta non per parlare del nome del futuro premier o di programmi, bensì per dare l’aut aut sul suo ruolo nel nuovo esecutivo. Tra i nodi da sciogliere, infatti, c’è proprio la vicepresidenza di Luigi Di Maio su cui il segretario del Pd ha posto il veto. Il leader pentastellato però non ci sta e rincara la dose: “O io vicepremier o salta. Vi ricordo che c’è anche la votazione su Rousseau“. Come spiega il Corriere, però, anche Zingaretti non si sarebbe fatto cogliere impreparato: “Senti Luigi, parlane con Conte. Mi dici che salta tutto? Bene, io domani mattina ho la direzione di partito, la gran parte dei membri è qua nei dintorni. Significa che li chiamo subito e dico loro che tu non ci stai più“.

Il voto su Rousseau

Nel corso della telefonata, Di Maio ci tiene a ribadire al segretario la volontà del Movimento di mettere al voto su Rousseau la possibilità di formare il governo giallorosso. Su tale tema, però, la situazione appare chiara: Mattarella potrà accettare solo soluzioni alla crisi che siano definitive, dunque o un Conte bis, o un governo tecnico che porti il Paese alle elezioni. Nel caso i Cinque stelle presentino la possibilità che l’alleanza possa essere messa a rischio dal voto su Rousseau, il Capo dello Stato non potrà concedere l’incarico al premier.