> > Sgarbi contro Di Maio: "È ministro per proteggere il figlio di Grillo"

Sgarbi contro Di Maio: "È ministro per proteggere il figlio di Grillo"

Sgarbi contro Di Maio

Grillo ha fatto un "governo amico col nemico Renzi". Così Vittorio Sgarbi è intervenuto durante il dibattito sulla fiducia al Governo

Non è la prima volta che Vittorio Sgarbi contro Di Maio sferra insulti e critiche. Lo scorso ottobre, in aula, lo aveva attaccato per le presunte manipolazioni del contenuto del dl Fiscale. “Luigi Di Maio, che è ministro di due ministeri, non sa che i poteri sono tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non c’è bisogno di rivolgersi alla magistratura per difendere le scelte legittime del governo, la magistratura non deve entrare nelle scelte del governo. Se poi, come è già accaduto, Di Maio vota a sua insaputa, sarà un problema psichiatrico e non politico. Di Maio torni a scuola e si trovi un vero lavoro che non ha mai avuto”, erano state le sue parole in quell’occasione. A distanza di mesi e all’indomani dell’insediamento del governo giallo-rosso, le accuse che il celebre critico d’arte ha rivolto al grillino si fanno ancora più pesanti.

Sgarbi contro Di Maio, le accuse

Vittorio Sgarbi ha preso la parola durante il dibattito sulla fiducia al Governo. Non nasconde il suo disappunto verso i pentastellati e neppure quello verso il Pd, di nuovo al governo del nostro Paese.

È tempo di elevati padri. Ed ecco il governo Renzi-Grillo. Quando il figlio dell’elevato Grillo è stato accusato di stupro, Grillo ha fatto Di Maio ministro degli Esteri con la copertura del Pd che controlla i giudici guarda il caso Palamara”. Questa l’accusa rivolta a M5S e Pd.

Quindi Sgarbi ha proseguito: “Grillo s’è agitato come un ossesso per fare un governo amico col nemico Renzi, rinnegando il suo movimento e arroccandosi nel palazzo con l’assoluta spudoratezza e con il sostegno dei parlamentari terrorizzati che hanno acceso mutui per la casa”. Queste le sue parole riportate da BlitzQuotidiano.it. E ancora: “I social ci stanno massacrando. Nessun principio politico, nessun rispetto per gli elettori, ma su di loro pende come un macigno la riflessione di Paolo Borsellino”. Così ha ricordato il saggio pensiero del famoso magistrato: “La rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano”.