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Pontida 2019 vs Festa de l'Unità: tutto quello che vi siete persi

Pontida vs Festa de l'Unità

Lega e Partito Democratico a confronto nel weekend delle celebrazioni politiche: il viaggio da Milano fino alla provincia bergamasca.

Pontida contro Milano, la festa della Lega contro la Festa de l’Unità. Al di là del confronto governo uscente-governo entrante, le due giornate all’insegna della celebrazione dei partiti e del rispettivo elettorato sono lo specchio della condizione di salute di entrambi gli schieramenti. Alla festa del Partito Democratico ad accogliere il segretario c’è una timida folla di dem (media dell’età over 50, anche se qualche giovane resiste fino alla fine): il numero di partecipanti è ben lontano dalla quantità di pubblico presente sul prato di Pontida, ma c’era da aspettarselo.

Pontida vs Festa de l’Unità

Usi e costumi, cibo e tradizioni non sono da meno e se alla festa dei salviniani si va avanti sotto il sole a salamelle e birra, al comizio di Zingaretti trova posto un menù tutt’altro che nostrano: dal falafel alla pita fino al baba ganoush, insomma anche gastronomicamente parlando, il messaggio è quello dell’integrazione. La sequela di leader sul palco del bergamasco (tutti i rappresentanti della Lega di tutte le regioni italiane) si è esibita nel gioco della bandiera più grossa: mentre si rievoca il ricordo delle parole di Umberto Bossi, Zaia e Fontana si contendono il titolo di stendardo più grande. Il leader del centrosinistra invece, ha preferito sorseggiare uno spritz insieme ai pulcini del Pd: un drink da lui stesso ribattezzato cocktail giallo-rosso.

Prime sensazioni: quando si mette piede a Pontida, l’impressione è quella di trovarsi all’inizio di un campo rom. Non solo camper e tende, ma anche piscine improvvisate e carrelli della spesa ricolmi di cibarie e spazzatura. Nota a margine: proprio davanti all’entrata del prato leghista, a dare il benvenuto da un balcone c’è un giovane ragazzo di colore in abito pakistano. Per il Pd la storia è differente: a Milano appena un centinaio di posti a sedere circondano il palco, le giostre desolate fanno da cornice insieme alle panche in legno del bar. Considerazioni? Tutto fin troppo in ordine, organizzato, quasi utopico: persino durante il bagno di folla di Zingaretti si scompongono in pochi. Per Salvini invece è delirio e tifo da stadio con tanto di cori: da “Bibbiano, bibbiano a “Elezioni, elezioni”, quando il segretario della Lega saluta i suoi, non si risparmia baci, abbracci e selfie.