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Renzi, addio al Pd. Zingaretti: "Ci dispiace, un errore"

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Renzi, addio al Pd. Dopo la telefonata a Conte, martedì dovrebbe esserci l'ufficialità, ma tanti renziani resteranno tra i Dem

Le voci si rincorrevano già da giorni e ieri sera è arrivata la prima conferma: Matteo Renzi ha telefonato al premier Giuseppe Conte annunciandogli la sua intenzione di dire addio al Pd, pur garantendo massimo appoggio al governo giallorosso. L’annuncio ufficiale è atteso per la giornata di martedì, ma una cosa è certa: non tutti i suoi fedelissimi sono disposti a seguirlo. Tra i nomi di spicco che rimarranno tra i Dem emergono Luca Lotti e Lorenzo Guerini, neo ministro della Difesa. Stessa sorte per Dario Nardella. La decisione sarebbe stata accelerata dallo stesso Renzi per avere modo di spiegare la scelta prima della prossima Leopolda.

Salvini: “Che pena”

L’accusa mossa da Matteo Salvini all’ex segretario dem è, ancora una volta, quella di agire “per salvare la poltrona. Che pena… Prima incassa posti e ministeri, poi fonda un ‘nuovo’ partito per combattere Salvini“, scrive l’ex vicepremier su Twitter. Ma, continua, “il tempo è galantuomo. Gli italiani puniranno questi venduti“.

Di Maio: “Nessun problema”

Diversa l’opinione di Luigi Di Maio, per cui l’addio di Renzi al Pd non è una sorpresa. “Di certo per noi non rappresenta un problema, anche perché le dinamiche di partito non ci sono mai interessate“, ha commentato il ministro degli Esteri. “Lavoriamo per gli italiani, solo a loro dobbiamo dare risposte“.

Chi seguirà Renzi

Sarebbero già 20 i deputati disposti a dire addio al Pd per seguire Renzi nella scissione. Oltre alla fedelissima Maria Elena Boschi, si vocifera della fuoriuscita di Gennaro Migliore, Michele Anzaldi, Ivan Scalfarotto, Roberto Giachetti (dopo le sue recenti dimissioni dalla Direzione nazionale del Pd), Marco Di Maio, Anna Ascani, Luciano Nobili, Silvia Fregolent, Mattia Mor, Luigi Marattin, Lucia Annibali, Massimo Ungaro e Nicola Carè.

Tra i senatori, oltre allo stesso ex premier, si contano l’ex tesoriere dem Francesco Bonifazi, la neo ministra Teresa Bellanova, Tommaso Cerno, Nadia Ginetti, Davide Faraone, Eugenio Comincini ed Ernesto Magorno. Non manca neppure un’ex militante di Forza Italia come Donatella Conzatti. In tutto, dichiara Ettore Rosato, Renzi dovrebbe poter contare su dieci seggi a Palazzo Madama. A questi, potrebbe aggiungersi Pier Ferdinando Casini, dal gruppo delle Autonomie.

A Palazzo Chigi, Renzi potrà contare su due ministri (Bellanova e Bonetti) e due sottosegretari (Scalfarotto e Ascani).

Zingaretti: “Un errore”

Ci dispiace“, è “un errore“: così Nicola Zingaretti commenta, tramite Twitter, l’addio di Renzi al Pd. “Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd“.

“Sette anni di fuoco amico”

Lo strappo tra Renzi e il Pd è arrivato “dopo sette anni di fuoco amico“, scrive l’ex segretario dem su Instagram, annunciando la scissione. “Bisogna prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni“. La vera vittoria che l’ex premier sente di poter vantare (la miglior voce sul suo curriculum, spiega in un’intervista a Repubblica) è quella “che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini, è stata importante per salvare l’Italia. Ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista. Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd, e in bocca al lupo a chi resterà. Ci vediamo alla Leopolda“.

Renzi, addio al Pd

Dal Nazareno non arrivano notizie di un contatto tra Matteo Renzi e il segretario Nicola Zingaretti dopo la decisione dell’ex premier di formare i propri gruppi parlamentari. Intanto, uno dei fedeli a Renzi impegnato nell’operazione ha commentato: “C’è uno spazio politico enorme sia nell’elettorato moderato, visto l’appannamento di Berlusconi e la centralità di Salvini, sia nell’elettorato di centrosinistra perché sentire cantare “Bandiera rossa” alle feste del Pd per molti elettori non è folclore e mette a disagio“.

I numerosi appelli

Nei giorni precedenti la decisione di dividersi dal Pd, in tantissimi avevano lanciato appelli a Renzi pregandolo per un ripensamento. Primo tra tutti era stato Walter Verini, che ad Agorà aveva detto: “Mi auguro che non accada. Io sono nostalgico di un Pd che univa le culture riformiste. Quando se ne sono andati Bersani e gli altri è stata una perdita. E se se ne andasse Renzi sarebbe un’altra grave perdita“. “Mi auguro davvero che Matteo non lo faccia, però io rimarrà nel Pd” aveva invece affermato Alessia Morani. La deputata Lia Quartapelle aveva invece affidato il suo pensiero a Twitter: “Siamo sicuri che due partiti prendano più voti di un partito? Lo chiedo soprattutto a chi da segretario, valorizzando un gruppo dirigente ampio e nuovo, ci ha portato al 40%“.