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Mattia Mor: "Renzi ha dato una svolta a un Paese fermo"

Mattia Mor Renzi

Intervista a Mattia Mor, che seguirà Matteo Renzi a Italia Viva: "Non rinnego nulla, ma il PD ha bisogno di più rapidità e più coraggio".

Tra i parlamentari che hanno deciso di seguire Matteo Renzi nel suo addio al PD e nella formazione di un nuovo partito c’è anche il deputato Mattia Mor. In un’intervista a Notizie.it, il fondatore di “Ho scelto Milano” e “Ho scelto l’Italia” spiega il motivo della sua scelta e le conseguenze che la nascita di Italia Viva avrà sul futuro politico dei dem e del governo giallorosso.

Intervista a Mattia Mor

Matteo Renzi ha annunciato la scissione e la nascita di un nuovo partito. Come mai ha deciso di seguirlo?

Dopo giorni di profonda riflessione per il rispetto di 12 anni di militanza vissuta con passione con tanti amici e militanti, ho preso questa scelta con l’entusiasmo sincero di chi desidera imprimere una svolta decisa ad un Paese fermo. Perché credo che le cose così, dentro e fuori dal PD, non vadano bene e che servano più rapidità, più nettezza, più coraggio, una visione più alta. Il contributo che vorrei potessimo dare al centrosinistra italiano è questo, assieme alla condivisione di grandi battaglie comuni.

Inoltre, pur con grande rispetto per la democrazia interna, fatico ad accettare il moltiplicarsi delle correnti e certe liturgie novecentesche e non riesco a far mia l’idea che il merito e la competenza possano essere adombrati o anche soltanto equiparati, nella scala dei valori interni, alla pazienza nel presidiare una panchina lunga con la certezza di essere prima o poi premiati con un avanzamento in grado. Merito, competenza, innovazione, coinvolgimento delle migliori menti ed idee della società civile che mi avevano spinto ad abbracciare con entusiasmo il cambiamento portato nel centrosinistra da Matteo Renzi sin dal 2011, nel solco di un chiaro riformismo liberal democratico. Solco in cui voglio continuare a fare politica ora, con lo stesso impegno e la stessa dedizione messi in campo in questi anni di battaglie comuni.

Mattia Mor: l’addio al Pd

Solo pochi giorni fa, però, ha parlato dal palco della Festa dell’Unità a Milano.

Ho parlato alla Festa dell’Unità così come alla Camera dai banchi del PD e non rinnego nulla, anzi. Il PD è stata la mia casa per 12 anni e sono felice del percorso fatto insieme a tantissime persone appassionate. A farmi mettere sul binario accanto, per usare una metafora, non sono certo radicali differenze nel modo di guardare alle cose e non è, men che meno, un disallineamento sui grandi valori che legano le forze riformiste di tutto il mondo. A costringermi a fare questo passo è una differenza d’intensità che si è rivelata purtroppo insuperabile. La casa brucia, come scrive Greta Thunberg a ragione. Solo che non brucia soltanto quella del pianeta: brucia anche quella della politica progressista italiana, che per formare un Governo oggi usa giustamente e intelligentemente gli strumenti della democrazia parlamentare, ma che deve mettersi nelle condizioni di tornare competitiva anche nelle urne. Deve avere fame, coraggio, voglia di futuro. Sostenibilità ambientale, femminismo, innovazione, attenzione ai giovani, sostegno convinto a chi crea lavoro e ricchezza sono aspetti non solo non negoziabili, ma neanche rinviabili. Non di un un giorno, non di un’ora.

Il ritardo con il quale si muovono passi fondamentali è il principale fattore di disincentivazione ad avvicinarsi alla politica delle nuove generazioni, che ascoltano quotidianamente la narrazione di un futuro fosco, ma non trovano nessuno che paia condividere questa emergenza, né che offra soluzioni e proposte innovative. Ecco, vorrei essere tra quelli che lo fanno, così come vorrei essere tra quelli che, prima di parlare di redistribuzione della ricchezza, pensano a come questa possa essere prodotta in modo deciso, efficiente e sostenibile.

C’è un’Italia che ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata, nelle opportunità come nelle debolezze, con parole e proposte nuove, ma soprattutto con un’energia sferzante. Dobbiamo esser capaci di ascoltare ed aiutare allo stesso tempo chi innova e compete nel mondo così come ha bisogno di protezione ed ha paura del futuro. Credo che la nuova casa politica, larga, che stiamo creando possa svolgere questo compito e la scelgo con passione ed entusiasmo. Italia Viva e il PD potranno sommare le proprie idee e le proprie forze, abbracciando una base di partenza più ampia contro la deriva populista, propagandistica, razzista e sovranista. Non uniti, ma insieme.

Le conseguenze della scissione

Dario Franceschini ha definito Renzi un “big problem” parlando con il ministro della cultura tedesco Michelle Müntefering. Anche fonti di Palazzo Chigi esprimono perplessità sui tempi della scissione. È in pericolo la durata del governo?

Se la scissione fosse stata fatta prima si sarebbe pensato che si trattava di una negoziazione sulle poltrone. Se fosse accaduta dopo si sarebbe messo davvero in pericolo l’operato del Governo. Il tempo è stato giusto e rispettoso dell’accordo siglato per il nuovo esecutivo. Si lavorerà ora insieme in un centro-sinistra largo, dando tutto il sostegno necessario al Presidente Conte, che ne uscirà addirittura rafforzato. Marcando però la differenza con proposte ed idee innovative e con il coinvolgimento delle migliori forze della società civile.

Come risponde a Beppe Grillo che sul suo blog ha attribuito la decisione di Renzi al narcisismo e alla consapevolezza di essere ormai spettatore della scena politica dominata da Conte e Salvini?

Che sbaglia valutazione, in quanto la mossa di Renzi, e dei 45 parlamentari che lo stanno seguendo, è una mossa politica profondamente ragionata, nell’ottica di offrire una nuova visione ad un Paese che ha bisogno di risposte e di proposte.

L’alleanza PD-M5S

In vista delle prossime elezioni regionali in Umbria, si discute dell’alleanza PD-M5S anche a livello locale: è favorevole o contrario?

Mi pare che PD e M5S vadano sempre di più nella direzione di un’alleanza politica a tutto tondo. Noi daremo il nostro contributo con le nostre proposte, pur senza presentare alcuna lista.