> > Scissione Pd, Pierfrancesco Majorino: "La sinistra smetta di pensare alle pol...

Scissione Pd, Pierfrancesco Majorino: "La sinistra smetta di pensare alle poltrone"

scissione pd pierfrancesco majorino

L'eurodeputato Pierfrancesco Majorino, intervistato da Notizie.it: "La scissione è un grave errore, ma in Europa c'è grande compattezza".

Il recente insediamento del governo giallorosso e la scissione Pd che ha portato alla nascita di Italia Viva hanno modificato gli equilibri politici nel panorama italiano ed europeo. L’eurodeputato dem Pierfrancesco Majorino, intervistato da Notizie.it, racconta le conseguenze che la caduta del governo Lega-M5s all’interno dell’Europarlamento e spiega perché l’addio di Renzi è “un grave errore. La sinistra deve smettere di parlare di poltrone“.

Intervista a Pierfrancesco Majorino

Alle elezioni europee di maggio è stato eletto eurodeputato per il Pd. Com’è stata accolta dall’Europarlamento la caduta del governo gialloverde e l’insediamento del nuovo governo?

A parte tra i gruppi più vicini alla Lega, c’è grande soddisfazione. Salvini è molto temuto, perché è vicino a quei movimenti che vogliono mettere in discussione l’Europa. Più che una simpatia per chi c’è ora al governo, c’è una soddisfazione per il fatto che non c’è più lui. Ovviamente si sa che non sarà una passeggiata: il nuovo governo non ha creato una cassaforte che prima non esisteva da aprire per trovare le risorse e risolvere i problemi dell’economia italiana. Ora c’è un’opportunità in più, ma sarà comunque una sfida difficile.

La scissione Pd

Perché ha deciso di non seguire Matteo Renzi dopo l’annuncio della scissione?

È ovvio che io non lo segua, dal momento che ho una storia politica completamente diversa. Aderisco al progetto del Pd e ritengo la scissione un errore grave. Credo che la sinistra debba smettere di dividersi e, anzi, unirsi, magari parlando un po’ meno di poltrone e mettendo maggiormente al centro i progetti per il lavoro, per affrontare il grande tema ambientali, la gestione dell’immigrazione e la lotta alla povertà, che sono poi le sfide del governo. Credo che su questi terreni si debba lavorare al massimo. Faccio gli auguri a quelli che hanno aderito alla scissione ma, a questo punto, si guarda avanti.

Commentando la decisione di Renzi, ha dichiarato: “Non basta essere meno per andare d’accordo. Il Pd deve rigenerarsi totalmente”. Com’è possibile, nella pratica, arginare la frammentazione del centrosinistra?

Credo che il Pd vada ribaltato completamente, dal punto di vista della sua organizzazione sul territorio e delle figure che vanno coinvolte. Il partito ha bisogno di essere meno un insieme di correnti e più un luogo aperto, che fa grandi campagne su temi che riguardano principi e valori di fondo, che dialoga con i ragazzi e le ragazze che giustamente stanno alzando la voce sui problemi legati al cambiamento climatico. In questo bisogna andare avanti con grande decisione. Zingaretti può essere quello che innesca questo grande lavoro di ricostruzione, ancor più di quanto è stato fatto in questi mesi.

Romano Prodi ha attribuito l’addio di Renzi al personalismo, paragonandolo a Berlusconi, Trump e Bolsonaro. Quali crede siano le ragioni del gesto dell’ex premier? Era una mossa prevedibile?

È una mossa largamente annunciata, sicuramente, ma non ne ho del tutto compreso le ragioni. Da una parte c’è il personalismo di cui parla Prodi, dall’altra c’è anche un logoramento dei rapporti. A questo punto, però, c’è solo da prenderne atto. Rispetto chi ha fatto questa scelta, ma ora voglio pensare al Pd e al governo, non tanto a Italia Viva.

Quali potrebbero essere le conseguenze della scissione per la stabilità del gruppo parlamentare in Europa?

In Europa c’è grande compattezza. Non prevedo nessuna crepa. Sicuramente ci sono europarlamentari che guarderanno con simpatia al progetto di Renzi, ma sono convinto che nulla metterà in discussione la nostra coesione. Del resto, la forza del Pd al Parlamento Europeo è il fatto di essere un gruppo molto ampio, con una lista che va oltre i dem. C’è un ottimo clima e continuerà a esserci nelle prossime settimane.

Secondo l’attuale capogruppo Pd nel Consiglio comunale di Milano, Filippo Barberis, tutti i consiglieri hanno espresso la volontà di restare nel partito. Lei conosce bene il Consiglio, avendone fatto parte come capogruppo e assessore. Crede che in futuro la situazione potrebbe cambiare?

Non lo so, ma non ho motivo di dubitare di quello che dice Filippo. Mi fido di lui e mi auguro che abbia ragione.

Casa Comune

Il 27 settembre presenterà il progetto Casa Comune. Quali sono gli obiettivi principali dell’iniziativa?

Sarà una rete di attivisti sui temi dei diritti civili e sociali, un’associazione e un luogo di formazione e informazione. Sarà qualcosa di molto vivace. Voglio raccogliere con questa rete anche le persone che sul piano partitico non sempre la pensano allo stesso modo, ma che vogliono stare insieme per far vincere la promozione dei diritti sociali e civile, senza farsi incantare dalle sirene della paura.