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Migranti, Luigi Di Maio: "Rimpatri in 4 mesi e 13 porti sicuri"

piano rimpatri sicuri

"Finora i tempi dei rimpatri sono stati stazionari: troppe lungaggini burocratiche, tra richieste d'asilo e ricorsi. Ora acceleriamo le procedure".

Luigi Di Maio ha presentato il nuovo decreto interministeriale Farnesina-Giustizia-Interni sui migranti: si tratta del Piano Rimpatri Sicuri. “Presentiamo un decreto che non urla ma fa i fatti” ha dichiarato il capo politico di M5s. Sarà il “primo step del nostro piano per i rimpatri sicuri – ha poi aggiunto, specificando che questa misura -“porterà da due anni a quattro mesi i rimpatri verso una serie di Paesi”. Vediamo nello specifico le novità introdotte.

Di Maio: il Piano Rimpatri Sicuri

Luigi Di Maio ha annunciato orgoglioso il nuovo Piano Rimpatri Sicuri, il decreto interministeriale frutto dell’accordo tra i ministri degli Esteri, della Giustizia e degli Interni. “Sui rimpatri siamo all’anno zero. Anche nei 14 mesi precedenti non è stato fatto nulla. Io non credo che la redistribuzione dei migranti negli altri Paesi europei sia la soluzione definitiva. Dobbiamo fare molto di più sul sistema dei rimpatri“. In questo nuovo decreto, infatti, sono stati inseriti una serie di paesi che permetteranno di accorciare i tempi. Tra questi: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina.

Il capo politico di M5s ha poi sottolineato che “in questi anni noi non abbiamo rafforzato le nostre relazioni con il Marocco, manchiamo da un po’. Sicuramente sarà oggetto di uno dei miei prossimi viaggi, insieme alla Tunisia dove vedremo il gruppo di lavoro misto italo-tunisino per implementare l’accordo sui rimpatri”. “Ridurremo i tempi dei rimpatri da almeno due anni a quattro mesi” ha assicurato infine.

I tempi per il rimpatrio

Questo accorciamento dei tempi di rimpatrio è “il primo step di un piano contenuto nel decreto interministeriale che firmeremo oggi” ha chiarito Di Maio. “Finora i tempi dei rimpatri sono stati stazionari: troppe lungaggini burocratiche, tra richieste d’asilo e ricorsi – continua il ministro. “Oltre un terzo di chi arriva in Italia non ha i presupposti per stare. Ora acceleriamo le procedure. E diamo un messaggio importante: chi resta sa che può stare serenamente, chi non può restare deve andare”.