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Taglio dei parlamentari: di chi sono i 14 voti contrari? Ecco i nomi

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Sono 14 i deputati che hanno votato contro il disegno di legge sul taglio dei parlamentari. Ecco i loro nomi e le loro dichiarazioni sul voto.

A seguito della votazione a scrutinio palese per il taglio dei parlamentari sono emersi anche i nomi dei 14 deputati che nella giornata dell’8 ottobre hanno votato contro il disegno di legge approvato a larga maggioranza da ben 553 membri della Camera. Tutti i contrari sono appartenenti al gruppo misto, tranne per quanto riguarda la deputata Marzia Ferraioli, appartenente a Forza Italia, che ha votato in dissenso con le linee guida del suo partito.

Taglio parlamentari, i 14 voti contrari

Tra coloro che, come già accennato, hanno votato contro la riforma del taglio dei parlamentari c’è la deputata forzista Marzia Ferraioli, eletta per la prima volta in parlamento alle ultime elezioni politiche. Originaria di Pagani, in provincia di Salerno, la Ferraioli è professore ordinario di Diritto Processuale Penale preso l’Università di Roma Tor Vergata.

I fuoriusciti dal centrodestra

Oltre alla Ferraioli, a seguire troviamo gli appartenenti al gruppo misto a cominciare da Vittorio Sgarbi, fuoriuscito da Forza Italia il 4 ottobre 2018. Il critico d’arte e attuale sindaco di Sutri si è reso peraltro protagonista di una feroce invettiva in Aula contro il provvedimento, affermando: “Stiamo assistendo a un voto di scambio senza precedenti, si concede a un governo illegittimo di fare uno stupro del Parlamento che ricorda quello fatto a casa di Grillo. Con il potere di intimidazione che ebbe solo Mussolini voi ricattate Pd, Italia Viva. Siete ipocriti e bugiardi e falsi”.

Restando nell’alveo del centrodestra troviamo altri fuoriusciti come Alessandro Colucci e Maurizio Lupi, eletti nel 2018 con la lista centrista Noi con l’Italia ed in seguito approdati al gruppo misto nel 2019 all’interno della sigla Lombardia Popolare. Maurizio Lupi è noto inoltre per essere stato ministro delle Infrastrutture sotto i governi di Enrico Letta e Matteo Renzi, quando ancora faceva parte del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Lo stesso Lupi in occasione del voto ha dichiarato: “Voto contro il taglio dei parlamentari, non per la poltrona, ma per difendere il valore delle istituzioni. Le riforme costituzionali non si fanno per avere popolarità e nemmeno per demagogia, ma per responsabilità. La democrazia non è un costo, è costosa solo quando inefficiente”.

Ufficialmente nel gruppo misto ma di fatto all’interno di Fratelli d’Italia è invece l’ex Presidente del Friuli-Venezia Giulia Renzo Tondo, anch’egli contrario al taglio dei parlamentari. Tra le file dei contrari del centrodestra troviamo infine l’ex leghista Carmelo Lo Monte, unitosi al gruppo misto dopo aver abbandonato il partito di Matteo Salvini lo scorso 9 settembre.

Gli espulsi dal Movimento 5 Stelle

Molti nomi tra coloro che hanno votato contro al disegno di legge sono invece coloro che sono stati espulsi dal M5s nel corso di questa legislatura. Sono ben cinque i deputati andati contro i dettami del loro ormai ex partito, tra cui la veneta Sara Cunial, espulsa lo scorso 19 aprile per aver espresso – da imprenditrice agricola laureata in chimica industriale – le sue posizioni contrarie alla linea del Movimento sulla vicenda degli ulivi colpiti dalla Xylella in Salento.

Oltre a lei troviamo le due deputate Gloria Vizzini e Veronica Giannone, espulse simultaneamente lo scorso primo luglio per aver violato più volte lo statuto e il codice etico del Movimento. Proprio la Giannone ha così commentato ieri su Facebook il voto sul taglio dei parlamentari: È solo un gigante fumo negli occhi dei cittadini che, giustamente, sentendo RISPARMIO DI 500 milioni di € a legislatura (LORDI, sappiatelo LORDI) valutano questa modifica della Costituzione come giusta! Peccato però che porterà solo ad una RIDUZIONE REALE della RAPPESENTATIVITÀ POPOLARE! Insomma, altro che legge ANTI-CASTA, è una legge a FAVORE DELLA CASTA! Se proprio si volevano ridurre le spese, si potevano ridurre gli stipendi!!! Ma questo non avrebbe permesso di avere ancor più potere ai pochi che continuano a portare avanti i loro interessi e quelli delle LOBBY!”.

Per ultimi tra le file degli ex pentastellati troviamo Silvia Benedetti e Catello Vitiello, che dopo la loro fuoriuscita dal Movimento sono approdati al partito politico 10 Volte Meglio, già apparso sulla scheda elettorale alle scorse elezioni ma che non riusci all’epoca ad entrare in Parlamento. In un tweet apparso poco prima del voto, Vitiello aveva argomentato argomentato la sua contrarietà al taglio dei parlamentari: “Ho ritenuto di votare contro il taglio dei parlamentari perché è una riforma priva di organicità. Non si rispetta alcun quoziente di rappresentatività e, di conseguenza, si toglie rappresentanza ai cittadini. Il mio intervento”.

Gli esponenti radicali

A votare contro il disegno di legge ci sono stati anche gli esponenti di +Europa e dei Radicali Italiani Riccardo Magi e Alessandro Fusacchia, da sempre storicamente contrari al taglio dei parlamentari. In un suo intervento alla trasmissione di La7 Omnibus, il segretario dei Radicali Magi aveva precedentemente dichiarato: “Con questa riforma ci saranno in parlamento meno persone con più potere; i collegi elettorali saranno grandi il doppio e vincerà chi ha più soldi da investire nella campagna elettorale. È questa l’idea di democrazia del partito-azienda M5s?”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Alessandro Fusacchia, che subito dopo il voto ha annunciato l’invio di una lettera aperta al Presidente della Camera: “Ho votato contro taglio dei parlamentari. Non si aggiorna la democrazia così: senza valutare impatto su rappresentanza e senza rivedere bicameralismo perfetto. Con altri colleghi scritta lettera a Roberto Fico per usare parte risparmi per lavoro dignitoso assistenti parlamentari”.

Il socialista Fausto Longo

Ultimo ma non meno importante tra gli appartenenti al gruppo misto che hanno votano contro il taglio dei parlamentari è il deputato italo-brasiliano del Partito Socialista Italiano Fausto Guilherme Longo. Eletto alle ultime elezioni nella circoscrizione estero, Longo era finito al centro delle polemiche per essersi candidato qualche mese dopo anche per il parlamento brasiliano, nelle fila Movimento Democratico. Candidatura – resa possibile grazie alla sua doppia cittadinanza – finita però in un nulla di fatto e dunque in un proseguimento della sua permanenza a Montecitorio.