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Zingaretti sulla crisi curda: "Bloccare esportazione armi in Turchia"

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Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha auspicato che il governo italiano possa valutare lo stop all'esportazione di armamenti verso la Turchia.

In merito alla crisi curda si è espresso anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che in un tweet pubblicato nell serata del 12 ottobre ha affermato come il governo italiano dovrebbe valutare il blocco alle esportazioni di armi verso la Turchia. Il leader Dem fa infatti riferimento agli oltre 890 milioni di euro di armamenti che dal 2015 al 2018 sono stati esportati dall’Italia verso la Turchia. Dati questi ultimi diffusi soltanto pochi giorni fa dalla Rete Italiana per il Disarmo.

Zingaretti sulla crisi curda

Nel suo messaggio Zingaretti si schiera apertamente a favore dei curdi, affermando: “Bisogna fermare l’invasione da parte della Turchia, siamo al fianco del popolo curdo. Mobilitiamoci in tutte le città. Il Governo Italiano, oltre ai provvedimenti che sta adottando, valuti subito il blocco delle esportazione delle armi alla Turchia”.

La linea politica che il segretario del Pd auspicherebbe per il governo italiano seguirebbe il solco già tracciato nei giorni scorsi dai Paesi Bassi e dalla Norvegia. Nella giornata dell’11 ottobre, il Vicepremier olandese Hugo de Jonge ha infatti annunciato lo stop alle esportazioni di armi verso la Turchia, mentre lo scorso 10 ottobre la ministra degli Esteri norvegese Ine Eriksen Søreide ha affermato che verranno sospese le concessioni per l’autorizzazione all’export di armi ad Ankara.

Fino ad oggi, i suddetti paesi europei – compresa l’Italia – avevano garantito l’esportazione di armamenti verso la Turchia sulla base della comune appartenenza alla Nato.

Le parole del Premier Conte

Le dichiarazioni di condanna verso la Turchia del segretario Zingaretti vanno di pari passo con le parole del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che nella giornata di venerdì ha espresso la speranza che l’Europa non ceda alle minacce di Erdogan: “Non può essere che l’attività svolta dalla Turchia per l’accoglienza dei profughi siriani, tra l’altro finanziata in modo cospicuo dall’Europa, possa essere uno strumento di ricatto per un’iniziativa militare che non possiamo accettare e che deve immediatamente cessare e che non può non avere la riprovazione di tutta la comunità internazionale”. Il Presidente turco aveva infatti paventato di lasciare i propri confini aperti verso l’Europa ai 3.6 milioni di profughi siriani presenti ad oggi in Turchia se l’Occidente avesse ostacolato l’intervento di Ankara in Siria.