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Rivoluzione Pd, la proposta di Zingaretti: "Basta deleghe a capo"

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La proposta di Zingaretti per rivoluzionare il Pd: "Basta deleghe a capo". Lungo intervento dove entrano i temi della Manovra e della guerra in Siria.

Parla il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, con un lungo intervento: cambiamenti all’interno del partito per favorire la nascita di una coalizione; crisi turco-siriana “catastrofe umanitaria”; Manovra “i tre pilastri del programma Pd entrano in vario modo”.

Rivoluzione Pd, la proposta di Zingaretti

Lungo intervento quello di Nicola Zingaretti alla Direzione del Pd, dove ha approfondito tanti punti attuali nazionali ed esteri, in una lunga relazione al Partito. Si comincia con la guerra in Siria: “Nella crisi turco siriana di queste ore emerge la debolezza dell’Europa. La possibilità di incidere da parte della Ue sulla politica internazionale è legata alla capacità dell’unione di parlare con una voce sola”. Un minuto di silenzio svoltosi per ricordare l’attivista Hevrin Khalaf, uccisa in un agguato nelle prime ore dell’inizio dell’azione militare. Zingaretti, duramente, si esprime sulla situazione in Siria, classificandola come “catastrofe umanitaria“: “migliaia di profughi curdi in fuga, il governo deve fare la sua parte”. A chiudere la prima parte della sua relazione, un’opinione forte: “Occorre verificare la possibilità di schierare una forza di interposizione sul confine turco-siriano”. Si prosegue parlando della discussa, quanto delicata, legge elettorale: un Pd “leale” quello visto durante la votazione per il taglio dei parlamentari. “Occorre superare i limiti di quella impostazione e fare in modo che il processo riformatore vada avanti condizionato dalle nostre proposte, con contrappesi costituzionali, regolamentari e con una legge elettorale, presentando un testo condiviso a dicembre. Sono contrario a un proporzionale puro senza soglia di sbarramento che ‘toglierebbe ai cittadini la parola nella scelta del governo”. Sulla seconda parte, il punto è messo sul prossimo passo da compiere sulla legge: necessario un confronto “per verificare la praticabilità di quale tipo di sistema maggioritario sia credibile realizzare nel Parlamento”.

Il capitolo Manovra

Ore cruciali in attesa del vertice sulla Manovra per la legge di Bilancio, cui documento ufficiale verrà inviato stasera a Bruxelles dopo il Consiglio dei Ministri. Zingaretti si è così espresso ai suoi: “I tre pilastri del programma Pd: meno tasse per i lavoratori, svolta ‘verde’, formazione gratuita per le famiglie a basso reddito. Tutti e tre entrano in vario modo nella manovra. Bisogna dare al Paese una stagione di giustizia sociale”. Proposti temi vicini ai Democratici, che solidificano le basi per l’agenda di governo dei prossimi mesi, tra cui spiccano la digital tax, agenda per la casa e lo sviluppo Industria 4.0, credito per le imprese, rilancio delle infrastrutture, superamento delle disparità salariali tra uomo e donna, la legge sull’equo compenso e quella sul salario minimo sulla base dei minimi tabellari proposta dal Pd. Cambiamenti all’interno del partito, partendo dalla riforma dello statuto del Pd: per favorire la nascita di una coalizione, è necessario “superare l’automatismo segretario/candidato Premier”, con mantenimento delle primarie aperte per la scelta del segretario. Modifiche predisposte dalla Commissione e che dovranno essere approvate da un’Assemblea nazionale. “Serve un partito totalmente nuovo. Io dico dopo 12 anni basta parlare di riforma, basta aspettare, basta paure, basta conservatorismi. Serve una forza politica e nazionale diversa da quella che siamo. Una fase aperta per un partito diverso. Troppe volte abbiamo delegato a un capo i destini della nostra comunità – ha proseguito Zingaretti – Sulle proposte di riforma apriamo un grande dibattito nei territori, nelle federazioni e nei circoli e poi votare alla prossima assemblea. Penso a nuovi gruppi dirigenti, a una nuova segreteria, spero unitaria, dove si possa unire pluralismo e competenza. Credo nel pluralismo – ha aggiunto – ma faccio fatica a continue mediazioni tra gruppi che marcano sempre le proprie istanze. Faremo un passo avanti se ciascuno di noi capirà che una cosa va bene non solo se c’è qualcuno del mio gruppo ma se c’è qualcosa di buono per il mio Paese”. Al termine della relazione minuto di silenzio in memoria dei due poliziotti brutalmente uccisi a Trieste.