> > Perché taglio dei parlamentari e reddito di cittadinanza sono un fallimento

Perché taglio dei parlamentari e reddito di cittadinanza sono un fallimento

Luigi Di Maio, taglio parlamentari e reddito di cittadinanza

Prendono forma le nuove riforme del Movimento, ma quanto risparmieranno gli italiani?

Il taglio ai costi della politica è sempre stato uno degli obiettivi principali del Movimento 5 stelle. L’ottobre del 2019 si apre con l’approvazione della Camera al taglio dei parlamentari: saranno 345 in meno, passando così da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori, in aggiunta si prende atto anche del taglio dei seggi dei deputati da 12 a 8 e dei senatori da 6 a 4 eletti all’estero.

La “riforma Fraccaro”, dal nome dal sottosegretario dei grillini alla presidenza del Consiglio, cambia il rapporto numerico di rappresentanza in Parlamento: dalla prossima legislatura si passerà a 1 deputato per 151.210 abitanti (mentre prima era 1 per 96.006 abitanti) e a 1 senatore per 302.420 abitanti (mentre prima era 1 ogni 188.424 abitanti). La promessa è che ci sarà un miliardo in più per i cittadini, ma questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi elettorali con un’altra legge.

Taglio dei parlamentari: il focus

La festa di Luigi Di Maio più che un trionfo è una vera e propria ammissione di colpa. Vedere celebrare dalla classe politica il taglio di un terzo della propria rappresentanza non solo demonizza (dagli stessi protagonisti) l’intero comparto ma sottolinea il pressapochismo con cui la stessa legge è passata senza tenere conto di tutte le norme collaterali che vi sono legate.

Punti di vista a confronto nei giorni successivi alla manovra ci sono state diverse prese di posizione nel governo. Secondo Morra “Con la riforma migliorerà la qualità degli eletti” ma per Casini “Il taglio dei parlamentari è solo demagogia, in questo modo i migliori lasciano la politica”. “In media stat virtus”.

Ma quanto risparmieranno gli italiani? Secondo la stima dei 5 stelle circa 100 milioni di euro ogni anno e quindi lo 0,05% del debito pubblico italiano. Ma se dovessimo tener conto anche delle imposte che gli stessi parlamentari versano allo Stato allora quella soglia muta considerevolmente: perchè così il risparmi netto dunque sarebbe pari a 57 milioni di euro all’anno (la metà dei numeri promossi da Di Maio). Se si pensa di ammortizzare il debito pubblico con questo provvedimento allora dovremmo giusto rivedere qualche nostra priorità.

Taglio dei parlamentari: gli effetti

La sensazione è che questa riforma costituzionale sia un’altra nuova crepa all’interno del sistema. Hanno modificato il numero dei parlamentari, si, ma senza tener conto prima delle modalità in cui si esprime la legge elettorale vigente nei collegi. Un esempio? Se si dovesse votare oggi, circa sei regioni potrebbero non avere neanche un senatore e parliamo di Friuli, Liguria, Umbria, Abruzzo, Sardegna e Basilicata. Un partito col 10% non potrebbe neanche avere una rappresentanza in Parlamento.

La verità sul reddito di cittadinanza

Non è però la prima volta che dal Movimento 5 stelle arriva una legge o una riforma con qualche piccola grande imperfezione. Alla pari del taglio dei parlamentari troviamo il reddito di cittadinanza. La notizia che dall’Inps siano arrivati oltre mezzo milione di SMS ai beneficiari per integrare la domanda del reddito o per comunicare la sospensione della card disegna un sorriso sul volto di chi, nel 2019, avrebbe preferito una comunicazione al passo coi nostri tempi, magari in digitale.

Poi ci sarebbe il caso dei navigator, ovvero coloro che sono stati designati per proporre posti di lavoro agli aventi diritto, già perchè a Cesena (come in altre città) ai colloqui non si è presentato nessuno e gli uffici del lavoro non sanno come rintracciare i beneficiari assenti.
Avvertenze: questo non è un processo alle idee ma all’esecuzione.