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Beppe Grillo: "Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?"

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"Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?", la nuova proposta-provocazione di Beppe Grillo che stuzzica gli anziani.

Torna a provocare Beppe Grillo, il co-fondatore del Movimento 5 Stelle, stuzzicando una fascia particolare di italiani: gli anziani. “Una proposta potrebbe essere quella di privare il diritto di voto agli anziani, ovvero eliminare il diritto di voto ad una certa età”, ha annunciato attraverso un messaggio. Semplice proposta o vera e propria intenzione?

La proposta di Beppe Grillo

In questi giorni in Italia si stanno discutendo numerosi temi politici, più rilevanti o meno. Tra quelli più accesi abbiamo la questione del voto ai 16enni, su cui numerosi politici italiani, nonché italiani stessi, si stanno esprimendo a favore o meno. Beppe Grillo, dal canto della sua posizione, non poteva – né doveva – rimanere escluso, ed ha lanciato nelle ultime ore una sottile provocazione pronta a far scattare i meno abitudinari alla dialettica del genovese: togliere il diritto di voto alle persone più anziane. “In un mondo sempre più anziano, esperti, studiosi e politici propongono di abbassare l’età del voto, ma cosa dovrebbero fare le democrazie quando gli interessi degli anziani sembrano essere in contrasto con gli interessi delle giovani generazioni? Una proposta potrebbe essere quella di privare il diritto di voto agli anziani, ovvero eliminare il diritto di voto ad una certa età (oppure dare ai genitori voti per procura per ciascuno dei loro figli a carico)”, ha iniziato Beppe sul suo blog. Un messaggio che è stato poi prontamente spiegato: “L’idea nasce dal presupposto che una volta raggiunta una certa età, i cittadini saranno meno preoccupati del futuro sociale, politico ed economico, rispetto alle generazioni più giovani, e molto meno propensi a sopportare le conseguenze a lungo termine delle decisioni politiche. In tal caso, i loro voti dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale. Gli elettori sono, in larga misura, guidati dal proprio interesse personale, e l’affluenza relativamente bassa degli elettori più giovani può essere in parte causata dal sentirsi alienati da un sistema politico gestito da persone che non considerano della loro stessa natura. Se un 15enne non può prendere una decisione per il proprio futuro, perché può farlo chi questo futuro non lo vedrà?”

I dati di Beppe Grillo

Beppe Grillo, dal canto suo, fa intuire che al di là della provocazione vede nella proposta una base di serietà, citando dati riguardo l’Italia, gli Stati Uniti e il Regno Unito e, fra le molte questioni, il voto alla Brexit: “Questi dati dimostrano senza ombra di dubbio che le decisioni prese dalle generazioni più anziane influenzano gli interessi delle generazioni più giovani e non ancora nate”. “Ma privare il diritto al voto dei cittadini più anziani sarebbe giusto?”. E mette sul piano le tesi che rafforzano la sua posizione: “La prima opposizione sarebbe quella della discriminazione, fondata sull’età. Ma è falso, affinché vi sia discriminazione vi deve essere un trattamento diverso tra due o più gruppi/identità basato su alcune caratteristiche arbitrarie. In questo caso, le politiche differenziate per età non dividono la popolazione in due o più gruppi, poiché tutti, alla fine, diventiamo anziani. Quindi non c’è ingiustizia. Gli anziani non sono un gruppo che può essere discriminato, come per sesso, etnie, o scelte sessuali, tutti diventiamo ugualmente anziani. Pertanto, una regola che tratta gli anziani in modo diverso dal resto della popolazione, influenzerà tutti allo stesso modo. Con un preavviso sull’attuazione di 5 anni, ad esempio, anche gli anziani di oggi non si sentirebbero messi in castigo. Il principio fondamentale alla base della proposta di privare il diritto agli anziani, come affermato dal filosofo Philippe Van Parijs, è che “le persone dovrebbero avere il potere di influenzare le decisioni in proporzione alla misura in cui sono suscettibili di sostenere le conseguenze di tali decisioni”.