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Carta Bianca, Meloni: "In Puglia e Marche candidati presidenti di Fdi"

Giorgia Meloni Mes

La leader di Fratelli d'Italia interviene sulle prossime elezioni e sui motivi che hanno portato il suo partito ad astenersi sulla mozione Segre.

Intervistata da Bianca Berlinguer e Massimo Giannini negli studi di Carta Bianca, Giorgia Meloni commenta l’attuale situazione politica. Parla poi delle ragioni che hanno spinto il suo partito ad astenersi sulla mozione Segre e delle prossime elezioni regionali di Emilia-Romagna, Puglia, Marche e Toscana.

Meloni a Carta Bianca

In merito a quest’ultimo punto, la leader di Fratelli d’Italia spiega che quasi sicuramente i candidati presidenti di Puglia e Marche saranno del suo partito. “Spero di poterli esprimere perché consapevole del fatto che ho persone buone da spendere, non per egoismo di partito“, spiega. Si dichiara poi pronta alla battaglia in Emilia-Romagna, quella secondo lei più strategica e per cui bisogna fare particolare attenzione. Per quanto riguarda la Toscana, dice di avere candidature importanti ma che con gli altri partiti non ne ha ancora parlato nel dettaglio.

La Commissione Segre

Impossibile evitare una domanda sulla mozione Segre, che ha visto tutti i partiti di centrodestra astenersi durante le votazioni. La Meloni commenta innanzitutto le parole di Corrado Augias, secondo cui coloro che si sono astenuti siano alleati dei neonazisti. “Ma quando noi abbiamo fatto patti con loro? Dire una frase del genere nel servizio pubblico e in prima serata lo considero molto grave“, spiega. Ritenendolo un insulto nei confronti di tutti gli italiani che votano centrodestra.

Entrando nel merito della mozione, ricorda innanzitutto che l’iniziativa fu presa già nella precedente legislatura da Laura Boldrini. Spiega che l’obiettivo principale del provvedimento è, a suo dire, l’istituzione di una commissione politica di senatori che a maggioranza segnalino ai social media i contenuti da oscurare. Qualcosa di molto debole sulla lotta all’antisemitismo secondo lei.

Lamenta infatti che il testo presentato e votato in aula non cita mai ciò che, a suo parere, tutte le comunità ebraiche considerano la principale minaccia attuale, ovvero il fondamentalismo islamico. Inoltre, aggiunge, non vi compare nemmeno Israele. Continua adducendo che la mozione sia relativa all’hate speech, ma che dato che non c’è una definizione di odio, ciò che è da condannare verrà deciso di volta in volta. La cosa che la preoccupa maggiormente è che saranno considerate da punire anche questioni penalmente non rilevanti, Per esempio, spiega, i discorsi che fanno riferimento al nazionalismo, all’etnocentrismo, agli stereotipi e ai pregiudizi.

Si chiede però chi sia a stabilire cosa sia uno stereotipo e cosa no. “Se dico che l’immigrazione irregolare incide nell’aumento dei reati è uno stereotipo? Volete chiudermi la pagina Facebook perché voglio difendere Dio Patria e Famiglia?”, continua indignata. Svelando dunque quale sia il motivo per cui ha deciso di astenersi, ovvero il timore che la commissione possa portare alla censura politica e alla lesione della libertà espressiva.