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Meloni a Otto e mezzo: "Sinistra ambigua su mozione Segre"

Giorgia Meloni Ius soli

Tante le questioni affrontate da Giorgia Meloni a Otto e mezzo, prima fra tutte il caso dell'acciaieria di Taranto.

Intervistata da Lilli Gruber a Otto e mezzo, Giorgia Meloni ha detto la sua in merito ai più caldi temi dell’attualità italiana. Dal caso Ilva alla mozione Segre, per poi passare ai provvedimenti della prossima manovra economica.

Meloni a Otto e Mezzo: il caso Ilva

La questione dell’acciaieria di Taranto è sempre più impellente, soprattutto dopo che la ArcelorMittal ha reso definitivo il suo recesso. Giorgia Meloni si è detta favorevole al ripristino dello scudo penale per due ragioni. La prima è che uno stato che si prende impegni e non li mantiene rischia di non essere credibile per i suoi investitori. La seconda è che quella dello scudo secondo lei è stato un alibi per abbandonare la produzione pugliese. Ricorda poi che la crisi del siderurgico non è arrivata oggi, menzionando il fatto che nel 2018 la Cina ha importato una quantità di acciaio quattro volte superiore a quella dell’anno precedente.

Secondo lei una delle soluzioni possibili sarebbe stata farsi aiutare dall’Europa, riunendo i ministri competenti allo scopo di aiutare l’Italia ad avviare una trattativa con i Mittal. Riguardo alla nazionalizzazione, non si dichiara del tutto contraria ma ritiene che attuarla solo per tamponare il problema sia una cosa di minimo respiro. Quello che è necessario fare è interrogarsi sul futuro della siderurgia nei prossimi dieci anni e agire di conseguenza.

Meloni contro Di Maio

Lilli Gruber spiega alla leader di FDI che Di Maio l’ha accusata di aver votato la Fornero e la fiducia a Monti pur di non perdere la poltrona, “proprio lei che accusa me di mettere l’interesse al primo posto”. La Meloni chiarisce che nel 2011 lei faceva parte del Pdl e quindi fu costretta a sostenere il governo tecnico. Ma aggiunge che subito dopo se ne andò per formare un altro partito ed evitare di subire scelte che non condivideva.

Non manca poi di lanciare una frecciatina al bis grillino, ricordandogli che “Monti sta tenendo in piedi la poltrona sua, non la mia”. Conclude l’argomento vantandosi di aver sempre mantenuto il vincolo di mandato. Di Maio invece, continua, dovrebbe spiegare perché si è presentato con il M5S opponendosi a Renzi e si trova ora, secondo lei, a prendere ordini proprio da lui.

La manovra economica

In onda ad Otto e Mezzo la Meloni si esprime sul recente annuncio di Gualtieri relativo alla norma sugli asili nido gratis, che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2020. Lei ricorda di averla presentata per un anno e mezzo trovando solo bocciature, ma ammette che se la presenteranno sarà lieta di sostenerla. Aggiunge poi che si dovrebbe lavorare anche sugli orari di apertura delle strutture. Secondo lei vanno tenuti aperti di più per consentire a chi lavora di avere maggior flessibilità.

Un altro provvedimento cardine della manovra economica è poi la lotta all’evasione connessa alla riduzione del tetto all’uso del denaro contante. Per la leader di Fratelli d’Italia i due temi non sono collegati, perché non esiste tetto al limite del contante nella principale economia europea (la Germania) e nemmeno in altri stati confinanti con l’Italia. Ricorda che lo stesso Padoan, ex ministro per l’Economia, ha ammesso l’inesistenza di una connessione tra abbassamento del tetto e lotta all’evasione. Per lei l’unica cosa che farà questa misura è aiutare le banche, “cosa che quando c’è al governo Renzi è sempre molto presente”.

Spiega che a suo parere l’evasione fiscale è da ricercare da altre parti. Per esempio nelle frodi Carosello, ovvero una somma di 30 miliardi di euro all’anno utilizzati per spostamenti di merce fraudolenti nell’UE. Ma anche nelle banche, che spostano quantità di denaro in paradisi fiscali o negli extracomunitari che, a suo dire, aprono e chiudono negozi senza versare soldi allo Stato. In questo senso ha proposto che questi imprenditori diano a titolo cauzionale una somma di 30.000 euro che verrà loro scalata dalle tasse, in modo da essere sicuri che versino denaro all’Erario.

Il caso Segre

La Meloni ribadisce che uno dei motivi per cui non ha votato la mozione Segre è l’assenza in essa della parola Israele. E coglie l’occasione per mostrare in diretta alcuni post di Chef Rubio che definisce i sionisti “vermi” e “cancro del mondo”, accusando Michele Anzaldi di aver spronato il servizio pubblico a proporgli un programma. Questo per dimostrare che, a suo dire, è la sinistra e non la destra ad essere ambigua sul caso della senatrice a vita.

Interviene infine sul caso dell’esponente del suo partito Bignami che ha girato un video mostrando i citofoni delle famiglie straniere che risiedevano un alloggio popolare. Il caso ha fatto intervenire anche il garante della privacy. La donna ha difeso il gesto, spiegando che i citofoni sono pubblici e che l’intenzione del suo collega era far luce sui criteri su cui si basano le graduatorie per l’accesso alle case popolari.

Lo scontro con Lilli Gruber

Anche in questa puntata, come nella precedente, non sono mancati momenti di tensione tra l’intervistata e la giornalista. Le scintille si sono in particolare accese proprio sull’ultimo punto, quello relativo alla presunta ambiguità della destra sul caso Segre. La Meloni ha incalzato sostenendo che sia la fazione opposta ad essere ambigua, illustrando i post del sopra citato Chef Rubio mentre la Gruber osservava attonita e non mancava di commentare sovrapponendosi alla sua voce.

Nonostante ciò, la leader di Fdi ha continuato a sostenere le sue tesi, fino a quando la padrona di casa si è vista costretta a minacciarla di toglierle l’audio. Ha poi invitato l’ospite a dare risposte più brevi e telegrafiche, spiegando di essere già in ritardo e ironizzando con un “altrimenti mi licenziano“. Un atteggiamento che non è andato giù alla Meloni, che ha già sollevato il caso sui suoi profili social. Queste le sue parole: “Anche stasera volevano togliermi l’audio ma penso di essermela cavata comunque“.