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Sgarbi esulta con CasaPound: "Sentenza che punisce Facebook"

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Sgarbi esulta per lo storico verdetto che ha visto CasaPound vincere la causa contro Facebook: "Finalmente una sentenza che punisce la prepotenza".

Vittorio Sgarbi dalla parte di CasaPound. Lo storico dell’arte festeggia insieme al movimento la causa vinta contro Facebook: “Finalmente una sentenza che punisce la prepotenza”. Il messaggio gradito dai molti dei suoi followers, ma che scatena anche numerose proteste.

Sgarbi dalla parte di CasaPound

Su Vittorio Sgarbi ogni giorno se ne dice una, o per lo meno. E’ abitudine aspettarsene una al giorno all’opposto del senso corrente. Un riferimento rivolto in particolare alle considerazioni, spesso non allineate di Sgarbi, su quello che riguarda la censura e la correttezza, con l’ultimo caso incentrato sulla figura di CasaPound. Quest’ultimo, in causa contro Facebook, ha visto uscire il primo vincitore ai danni del colosso social, messo nell’angolo da una storica sentenza riportata da “La Repubblica“. Lo storico dell’arte, oltre a ribadire la sua vicinanza a CasaPound, ha esultato per la ‘vittoria‘, commentando così l’accaduto: “Finalmente una sentenza che punisce la prepotenza di Facebook”. Tanti i followers che hanno preso la sua stessa posizione, come si legge dai commenti: “Mi sembra sacrosanto e naturale. Grave è, invece, che rimangano aperte in modo più o meno lecito pagine e siti inneggianti al comunismo di lotta e all’anarchia. Falce e martello esibiti e sventolati senza vergogna“. Posizioni e affermazioni indigeste per altri utenti, che hanno condannato le parole del sindaco di Sutri: “Devi parlare solo di arte, per il resto la Capra originale sei tu”.

Nessuna sorpresa

Non dovrebbero stupire però le parole di Sgarbi, che già a settembre – con il fuoco caldo che batteva sulla vicenda CasaPound – aveva così commentato la censura di Facebook: “Facebook purtroppo non è nuova a ingiustificate forme di censura. Spero solo che l’improvviso oscuramento dei profili di CasaPound sia dovuto a problemi tecnici e non alle sue idee politiche”. #libertàdiespressione e #articolo21 furono i due significativi hashtag utilizzati al tempo su Twitter e Facebook da Sgarbi, che sembrò dimentico proprio dell’articolo 21 della Costituzione italiana, che sancisce la libertà di espressione per chiunque, a prescindere dalle idee politiche manifestate. Politiche – quelle di CasaPound – che Facebook, non per problemi tecnici, aveva tentato proprio di censurare, ma contro cui sembra aver perso la battaglia.