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Salvini indagato per sequestro di persona: "Rischio 15 anni di carcere"

Salvini processo open arms

Matteo Salvini è nuovamente indagato per sequestro di persona. Il Tribunale dei ministri di Catania chiede l'autorizzazione a procedere.

Nuova denuncia per Matteo Salvini, che è indagato per sequestro di persona in merito al caso della nave Gregoretti verificatosi lo scorso 27 luglio 2019. In quell’occasione aveva bloccato fuori dalle acque internazionale 131 migranti. Il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere, come già avvenuto per il caso Diciotti.

A diffondere la notizia dell’indagine è stato lo stesso ex ministro, ospite a Fuori dal Coro e successivamente tramite i propri canali social: “Oggi mi è arrivata questa. Sarei colpevole di reato di sequestro di persona aggravato per aver ‘privato della libertà personale 131 immigrati presenti sulla nave Gregoretti’. Rischio fino a 15 anni di carcere. Questo è il più grave”.

Salvini indagato per sequestro di persona

In tale data l’imbarcazione aveva a bordo il suddetto numero di persone, salvate in mare aperto. Essendo un mezzo militare, la nave della Guardia costiera si è diretta verso il porto di Augusta senza però che nessuno dei migranti venisse fatto scendere.

Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli si era appellato agli stati membri dell’Unione Europea chiedendo di aiutare l’Italia a gestire l’emergenza. Queste le sue parole: “La Ue risponda perché la questione migratoria riguarda tutto il Continente“.

L’Italia venne però lasciata sola per alcuni giorni e i migranti hanno continuato a rimanere a bordo della Gregoretti fermi nel porto siciliano, motivo per cui il leader della Lega è stato denunciato per sequestro di persona aggravato. Sugli atti firmati da Filippo La Mantia vi è infatti scritto che avrebbe abusato dei suoi poteri da ministro dell’Interno e privato della libertà personale le persone sulla nave. Se venisse condannato rischierebbe fino a quindici anni di carcere.

Salvini ha commentato la notizia ritenendo che sia una vergogna che “un ministro che ha difeso i confini del suo Paese possa essere processato per essersi occupato della sicurezza dei suoi cittadini“. Ha poi retoricamente chiesto quanto costerà alla collettività questo processo e perché i tribunali italiani, pur intasati, perdano tempo per indagare “un ministro che ha fatto quello che gli italiani gli hanno chiesto di fare“.