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Giustizia, si riaccende il dibattito sulla prescrizione

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Si riaccende al governo il dibattito relativo al tema della prescrizione. Il Pd: "Vogliamo processi in tempi certi".

Torna ad accendersi il dibattito sulla giustizia e sulla prescrizione di Alfonso Bonafede. In particolare, il Pd ha deciso di presentare al Nazareno una proposta di legge che propone una modifica sostanziale rispetto a quella sostenuta da Bonafede. Restano infatti i tempi di prescrizione per ogni reato, ma, sia nel processo in appello che in Cassazione, l’orologio si fermerà per un anno in più passando da 18 a 30 mesi per 5 anni complessivamente.

Giustizia: prescrizione fa discutere

Torna a fare discutere la prescrizione che, in questo caso, con una nuova proposta presentata dai Dem, farebbe cadere quella dell’attuale ministro Bonafede che si ferma invece definitivamente dopo il primo grado. L’idea del Pd sarà comunque ufficializzata venerdì 27 dicembre. La reazione di Bonafede è arrivata a stretto giro: “Valuteremo tutte le proposte il 7 gennaio, ma l’importante è non far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta“. La proposta del Pd si presenta nei fatti come una norma che cambia profondamente il funzionamento della persecuzione riportandola al centro del dibattito politico.

La posizione del Pd

Non vogliamo che la Giustizia sia un terreno di scontro. Siamo contro il giustizialismo ma anche contro il garantismo a corrente alternata. Vorremmo un processo in tempi certi e che un innocente sia processato in tempi certi” hanno detto i Dem annunciando, in conferenza stampa, di aver depositato il ddl “per garantire l’equilibrio necessario tra la prescrizione e la durata dei processi“.

Italia Viva prende le distanze

Nel pomeriggio del 26 dicembre la capogruppo di Italia Viva, Maria Elena Boschi, ha detto al Pd che il gruppo si sarebbe astenuto prendendo nuovamente le distanze dal governo sul tema della prescrizione per la terza volta. La prima non ha votato su richiesta di rinvio del ministro Costa, mentre la seconda si è astenuta su ordine del giorno del decreto fiscale. Tale comportamento è giustificabile con la posizione di Matteo Renzi, storicamente contro la prescrizione.