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Conte e la scissione M5s: "Rischio di finire con più partiti di Prodi"

Conte

Dopo il caso Paragone, le fuoriuscite M5s e lo scontro Di Maio-Di Battista, Conte ricorda con preoccupazione il governo Prodi.

Oltre alle divisioni create dai possibili provvedimenti del governo, Conte deve affrontare le continue divergenze all’interno del Movimento 5 Stelle. La più recente riguarda il caso Paragone, esponente espulso dal Movimento e che ora minaccia di portare in tribunale il suo stesso partito. Il premier non nasconde il suo timore riguardo possibili nuove scissioni M5s, dopo la fuoriuscita di Nunzio Angiola e Gianluca Rospi: “Ogni partito chiede un posto e vuole essere considerato e accontentato. Non riesco a immaginare come fare la prossima legge di Bilancio in queste condizioni”. Conte nota le similitudine con Romano Prodi, il cui esecutivo era basato su dieci partiti, ma ammette di non voler fare la sua stessa fine: “Se andiamo avanti così rischio di raggiungerlo e di superarlo. Con altri gruppi avremmo solo più instabilità”.

I timori di Conte e il ricordo di Prodi

Per il premier Conte il problema principale al momento è la divisione tra i 5 Stelle. Infatti, negli ultimi mesi, tre loro senatori sono passati alla Lega, Gianluigi Paragone è stata espulso e il ministro Fioramonti si è dimesso dalla carica.

A peggiorare la situazione si inserisce il crescente malumore nei confronti di Di Maio. Inoltre, in opposizione al partito, torna alla ribalta lo storico membro del Movimento Alessandro Di Battista, dando il suo supporto al conduttore televisivo espulso. Di Maio, forte della sua posizione di capo politico, risponde:”Servono persone che ci mettano la faccia sempre e non a giorni alterni, secondo le proprie convenienze”.

Il 7 gennaio si terrà un vertice di governo per discutere il delicato tema della riforma della prescrizione. Sulla questione Conte vede confermate le sue preoccupazioni: i 5 Stelle rimangono fedeli alla propria posizione, il Pd ha presentato una mozione ad hoc per diminuire la portata del decreto. Nel frattempo il nuovo partito di Renzi minaccia di votare la proposta di legge di Fratelli d’Italia alla commissione di giustizia di Montecitorio.