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Genitori di Renzi condannati: le motivazioni dei giudici

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I giudici hanno esposto le motivazioni della sentenza nel processo contro i genitori di Renzi, condannati per l'emissione di fatture false.

Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori del leader di Italia Viva, sono stati condannati a un anno e nove mesi di reclusione per l’emissione di false fatture. Le motivazioni della sentenza, pronunciata il 7 ottobre 2019, sono state rese note dai giudici solo nella giornata di martedì 7 gennaio 2020.

Genitori di Renzi condannati: le motivazioni della sentenza

I fatti al centro del processo sono risalenti al 2015, quando l’imprenditore Luigi Dagostino, condannato a due anni, era amministratore delegato della Tramor, società che gestiva l’outlet The Mall di Leccio di Reggello (provincia di Firenze). Dagostino avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo alla famiglia Renzi, di studi di fattibilità per lavori all’outlet. Secondo l’accusa queste avrebbero emesso due fatture considerate false perché non corrispondenti a prestazioni effettivamente effettuate. Il loro valore è rispettivamente di 30 mila e 140 mila euro.

Esaminando le tre diverse versioni della fattura n. 202/2015, emessa dalla Eventi 6, i giudici hanno spiegato di aver riscontrato due anomalie. La prima è relativa al suo valore, inspiegabilmente salito a 40 mila euro nel giro di pochi giorni. La seconda si riferisce invece all’incaricato che avrebbe dovuto ricevere l’elaborato contenente l’oggetto della prestazione, di cui gli imputati non hanno mai allegato l’identità.

Inoltre i giudici hanno giudicato priva di utilità la richiesta di una stessa prestazione a due diverse società, tra loro collegate dal punto di vista soggettivo. “Non si comprende poi il motivo dell’elevata differenza del valore delle due analoghe relazioni “, hanno scritto. La Party poi nel 015 era sostanzialmente inattiva, come dimostrato dal fatto che fino al mese di giugno non aveva emesso alcuna fattura. Tra l’altro l’unica prestazione eseguita in quell’anno sarebbe quella contestata.


Gli avvocati difensori Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini sostengono che nelle motivazioni vi siano evidenti e palesi incongruenze giuridiche. Motivo per cui sono decisi a presentare ricorso in Appello.