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Scandalo affittopoli: 3600 case della Difesa occupate abusivamente

scandalo affittopoli

In Italia ci sarebbero oltre 3000 case della Difesa occupate abusivamente da ex militari, mogli e figli: scoppia lo scandalo affittopoli.

Gli ex militari, le mogli e i figli godono di un particolare vantaggio economico nell’occupare abusivamente alcune abitazioni di proprietà del Ministero della Difesa. È scoppiato il caso dello scandalo affittopoli: secondo alcuni dati, in Italia sarebbero 3600, su 15 mila totali, le case in questione. I militari in congedo o in pensione sfrutterebbero i ritardi nei controlli, da quanto emerge, per usufruire degli alloggi di servizio messi a disposizione dei dipendenti. Secondo i giudici la colpa è da rintracciare in un decreto del 2014 che ha “ampliato le cosiddette fasce protette, incrementando il numero degli utenti nei cui confronti non sarà possibile procedere al recupero dell’immobile”.

Scandalo affittopoli, aperta un’inchiesta

La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sullo scandalo affittopoli: in Italia ci sono oltre 3000 case messe a disposizione della Difesa che sono occupate abusivamente. Al loro interno, infatti, vivrebbero ex militari con mogli e figli anche dopo il congedo o la pensione. Infatti, i ritardi nei controlli e le agevolazioni economiche previste risultano essere a loro vantaggio. Nei documenti della Procura viene anche spiegato il modus operandi tipico di queste azioni. Gli ex militari utilizzerebbero la famosa “escamotage dell’ex ministra Elisabetta Trenta che aveva trasferito il contratto al marito“. Tuttavia, è anche possibile trasferire la proprietà ai figli o alla moglie. Gli immobili, oltre a godere di agevolazioni economiche, vantano anche una posizione di prestigio, ma spetterebbero ad altre persone. Molti militari in servizio, infatti, sono ancora in attesa di assegnazione.

L’inchiesta è partita dalla relazione dello Stato Maggiore che censisce, regione per regione, ogni singolo abuso. La Corte dei Conti, infine, aveva già segnalato la questione ribadendo la “necessità di interventi chiari, precisi e puntuali“.