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Il boss Graviano: "Berlusconi? Lo vidi più volte da latitante"

Graviano Berlusconi

Parla il boss Giuseppe Graviano. L'accusa a Berlusconi: "Ci vedemmo più volte durante la latitanza, ma ci ha tradito".

Dopo un silenzio durato vent’anni, il boss Giuseppe Graviano ha deciso di svelare i rapporti della sua famiglia con Silvio Berlusconi nel processo “Ndrangheta stragista”. Quello che emerge dal processo è che non solo che il Cavaliere avrebbe incontrato più volte il boss durante il periodo di latitanza, ma che la famiglia Graviano è stata a lungo in società con lui.

Il boss Graviano sui rapporti con Berlusconi

I rapporti con Berlusconi secondo Graviano sarebbero di vecchia data, risalenti ancor prima dell’entrata di Forza Italia in politica. “Mio nonno materno, Quartanaro Filippo, era una persona abbastanza ricca. Era un grande commerciante di ortofrutta. Venne invitato a investire soldi al Nord, perché era in contatto con Silvio Berlusconi” dice Graviano. E continua: “Mio nonno mi disse che era in società con queste persone, mi propose di partecipare pur specificando che mio padre non voleva. Io e mio cugino Salvo abbiamo deciso di sì. E siamo partiti per Milano. Siamo andati dal signor Berlusconi, mio nonno era seguito da un avvocato di Palermo che era il signor Canzonieri”.

Il primo incontro nel 1983

Come racconta Graviano, il suo primo incontro con Berlusconi è stato nel 1983: “C’erano Berlusconi, mio nonno e mio cugino Salvatore. Noi affiancavamo mio nonno perché era anziano e dovevamo essere pronti a prendere il suo posto. Siamo andati con questa situazione, di tanto arrivavano un po’ di soldi e mio cugino non li divideva, ma li reinvestiva”.

Un anno dopo, Graviano è latitante. Nel 1993 un nuovo incontro: “Si era arrivati alla conclusione che si dovesse regolarizzare la situazione e far emergere il nome dei finanziatori. Ci siamo incontrati con Berlusconi, con lui c’erano altre persone che non mi sono state presentate. Berlusconi sapeva che ero latitante.” Lo scopo dell’incontro era far emergere i finanziatori nella società immobiliare del Cavaliere, a cui partecipava il nonno di Graviano. “I loro nomi apparivano solo su una scrittura privata che ha in mano mio cugino”. E sempre in quell’incontro, Berlusconi informò i soci circa le sue ambizioni politiche e “chiese una mano a mio cugino Salvo per la Sicilia”.

L’accusa al Cavaliere

Berlusconi fu un traditore, perché quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose” prosegue Graviano, che accusa così il Cavaliere. “Un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell’abolizione dell’ergastolo”.