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Prescrizione: significato, che cos'è e cosa cambia

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Cos'è la prescrizione, come funziona e cosa cambia con il lodo Conte bis che divide il governo giallorosso.

Quello della prescrizione è uno dei temi caldi del governo giallorosso: sulla sua riforma si scontrano da un lato PD, M5s e Leu e, dall’altro, Italia Viva. I renziani si scagliano contro l’ipotesi di inserire nel decreto Milleproroghe il lodo Conte bis (“uno scandalo”). Ma cos’è la prescrizione, come funziona e cosa cambia con la riforma proposta dal governo Conte?

Prescrizione: cos’è e cosa cambia

Per prescrizione si intende un istituto di diritto penale e civile che fissa un termine ultimo entro il quale un reato è considerato perseguibile per legge. Quando scatta la prescrizione, quindi, termina il periodo di tempo in cui è possibile punire il presunto colpevole dell’accaduto, perché è trascorso troppo tempo dal fatto. La legge in vigore è l’articolo 157, ex Cirielli del 2005 introdotta da Berlusconi, che stabilisce i termini della prescrizione. Secondo la norma, la prescrizione scatta dopo un periodo di tempo corrispondente al massimo della pena applicabile per il reato per cui l’imputato è sotto accusa. Per esempio, nel caso di omicidio stradale, la pena massima è di 18 anni di carcere: di conseguenza, la prescrizione scatta al 18esimo anno dal giorno del fatto.

Secondo uno studio pubblicato su Il Sole 24 Ore, tra gli illeciti più prescritti ci sarebbero gli abusi edilizi, seguiti dall’omesso versamento delle ritenute, la guida sotto l’effetto di alcol e senza patente, e la truffa.

Prescrizione, cos’è la riforma Bonafede

Il ministro della Giustizia Bonafede sostiene che la sospensione della prescrizione decreti “la fine dell’epoca dei furbi e dei loro azzeccagarbugli che mirano solo a farla franca”, aggiungendo che “a temere dovranno essere solamente i colpevoli. È responsabilità dello Stato rendere giustizia ai cittadini, e non ci si può permettere che dopo una verità accertata in primo grado, il processo decada in prescrizione”.

La Corte d’Appello di Milano definisce il blocco della prescrizione dopo il primo grado “una riforma inutile e dannosa, in un sistema giudiziario dove il 70% dei processi si estingue in prescrizione. Un processo senza fine rappresenterebbe un’assenza di giustizia per le potenziali vittime e una pena senza fine per gli imputati che, seppur presunti innocenti per la nostra Costituzione, vedrebbero i tempi del processo allungarsi”.

I gradi di giudizio in Italia

I gradi di giudizio in Italia sono tre, che si tratti di giudizio civile, penale o amministrativo. La legge prevede che, in caso di ricorso al secondo grado di giudizio, sia un giudice o una Corte d’Appello di grado superiore rispetto al primo, a entrare nel merito della controversia. La Corte di Cassazione, al terzo grado di giudizio, si limita invece a definire la legittimità della sentenza rispetto all’ordinamento italiano. È quindi auspicabile che, in mancanza del decorso in prescrizione di un processo, questo venga affrontato in tutti i gradi di giudizio.

La prescrizione all’estero

La prescrizione è un istituto comune a quasi tutti i sistemi giudiziari, e anche gli altri stati europei lo adottano. In Francia la prescrizione viene applicata secondo questa divisione: 10 anni per i crimini, 3 anni per i delitti e un anno per le contravvenzioni. La Germania, che non la prevede in caso di omicidio, la applica dopo 30 anni per i reati puniti con l’ergastolo, 20 anni per i reati puniti con una pena detentiva massima superiore a 10 anni, 10 anni per i reati puniti con una pena detentiva tra i 5 e i 10 anni, 5 anni per i reati con pene detentive tra 1 e 5 anni, 3 anni per gli altri reati. In Regno Unito la prescrizione viene applicata solamente per i reati minori, la cui sentenza definitiva deve essere pronunciata entro 6 mesi dal compimento del reato.