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Lamorgese contro spaccio di droga, carcere anche per piccole quantità

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La ministra dell'Interno Lamorgese ha proposto di modifica del codice penale che prevede il carcere anche per chi spaccia modiche quantità di droga.

Nella giornata del 19 febbraio la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato una proposta di modifica al codice penale che prevederebbe il carcere per i pusher a prescindere dalla quantità di droga spacciata. La proposta, che prevede anche l’arresto immediato dopo il secondo fermo, è stata accolta con entusiasmo dai sindacati delle forze dell’ordine, che da anni chiedevano un inasprimento delle pene sul fronte della lotta alla droga. Proteste invece da parte di +Europa, che definisce le parole della ministra degne del suo predecessore Matteo Salvini.

Lamorgese: carcere contro spaccio di droga

Nel corso di un suo intervento ad Ancona, dove ha incontrato i familiari delle vittime della strage di Corinaldo, la ministra Lamorgese ha annunciato la sua proposta di modifica che se dovesse essere approvata aprirebbe le porte del carcere per decine di piccoli spacciatori, molto spesso giovanissimi: “Il provvedimento predisposto una norma per superare l’attuale disposizione dell’articolo 73 comma cinque che non prevede l’arresto immediato per i casi di spaccio di droga”.

La ministra ha poi precisato come la modifica del codice penale verrebbe effettuata per venire incontro all’operato delle forze dell’ordine, che spesse volte si troverebbero impotenti e senza le risorse necessarie nel gestire la lotta allo spaccio di droga: “È stato rilevato il fatto che arrestare, senza custodia in carcere, e il giorno dopo vedere nello stesso angolo di strada lo spacciatore preso il giorno prima, incide anche sulla demotivazione del personale di polizia che tanto si impegna su questo versante e vede la propria attività essere posta nel nulla quando il giorno dopo li ritroviamo nello stesso posto”.

Il plauso delle forze dell’ordine

La notizia ha subito ricevuto l’approvazione delle associazioni di categoria, come ad esempio il sindacato di Polizia per bocca del suo segretario provinciale torinese Pietro Di Lorenzo, che ha dichiarato: “L’applicazione di misure cautelari in carcere per chi spaccia sostanze stupefacenti indipendentemente dalla quantità ceduta è una misura che accoglieremo con soddisfazione.

Entusiasmo anche da parte dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, che ha ricordato le difficoltà che ogni giorno devono affrontare gli agenti: “L’impegno ed il lavoro svolto quotidianamente dagli appartenenti alle forze di polizia nelle piazze dello spaccio di tutti i centri urbani è infatti oggi mortificato dalla impossibilità, di fatto, di applicare misure limitative della libertà personale nei confronti di soggetti sorpresi in flagranza di reato di cessione di stupefacenti e regolarmente rilasciati dopo meno di 48 ore”.