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Intercettazioni, il Senato pone la fiducia sulla riforma: 156 sì e 118 no

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L'aula del Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul decreto intercettazioni. Assente Matteo Renzi.

L’aula del Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul decreto intercettazioni. I sì sono stati 156, mentre i no 118. Nessuno si è astenuto dal votare. Il provvedimento, che scade il 29 febbraio, adesso passa all’esame della Camera.

Nelle ore immediatamente antecedenti al voto nell’aula del Senato era salita la tensione tra le varie fazioni politiche. Ad alzare i toni soprattutto il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il quale ha dichiarato che “non è fiducia a ministro”. L’ex premier poi ha chiesto per la “prossima settimana un incontro a Conte”. Parole, queste, che gli hanno portato la critica del reggente del Movimento 5 stelle Vito Crimi, il quale ha dichiarato che il senatore di Iv dovrebbe “chiarire se sta nella maggioranza o no”.

Intercettazioni, Senato pone la fiducia sulla riforma

La posizione di Italia Viva in merito al voto di fiducia è poi stata spiegata dal senatore Giuseppe Cucca: “Italia Viva voterà favorevolmente per l’approvazione di questo provvedimento: non possiamo dirci pienamente soddisfatti per il contenuto per i motivi già manifestati”.

Prima del voto, la posizione del Pd era stata spiegata invece dalla senatrice del Pd Monica Cirinnà. “Oggi votiamo un testo che tiene insieme la necessità di garantire la sicurezza dei cittadin con l’altrettanto doverosa garanzia dei diritti fondamentali degli indagati e degli imputati. Legalità e garanzia dei diritti: un punto di equilibrio”. Poi un affondo alla Lega: “Lo stesso equilibrio non lo hanno dimostrato tutti. Non c’è stata responsabilità in tanti, troppi momenti. Penso ad alcuni atteggiamenti da parte di alcune forze della maggioranza e penso all’occupazione della Commissione Giustizia da parte di un manipolo di senatori della Lega”.

Di tutt’altro parere era stata Forza Italia. “La giustizia è e rimane un problema che viene affrontato e risolto male – dichiara Fiammetta Modena -. Il decreto legge in esame in particolare è un provvedimento che rende le intercettazioni uno strumento altamente invasivo”. Questo perché “le estende a coloro che esercitano un servizio pubblico. E non parliamo dei colletti bianchi. Parliamo di bidelli, portalettere, farmacisti, cappellani militari, impiegati degli enti pubblici”. Nei loro “cellulari potrà essere inserito un sistema in grado di fare gli screenshot delle chat ogni tre minuti. Siamo in un contesto in cui le difese e la tutela delle garanzie non esistono”. Infine: “Non si comprende o non si vuole comprendere che con questo decreto si crea una giustizia per ricchi“.