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Coronavirus in Italia, i casi confermano che la nostra è una classe politica modesta

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Il Coronovirus arriva in Italia: chi ci governa ha preso seriamente la cosa scorretta (il razzismo) e alla leggera la cosa giusta (le precauzioni).

La nostra è una classe politica modesta, che si tratti di Europa o di Libia, di tasse o di istruzione, di ricerca o di reddito di cittadinanza. Ma sul coronavirus hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (dalle visite nelle scuole multietniche alle iniziative nei ristoranti cinesi, ecc.) fosse la cosa più importante e che il nemico fosse il razzismo.

Coronavirus e classe politica in Italia

Sordi agli appelli del virologo Roberto Burioni, i nostri politici si sono comportati tante Alici nel paese delle meraviglie, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all’aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l’accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l’allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche.

Avrebbero dovuto ascoltare i medici, gli scienziati. Poi monitorare tutte le provenienze dalla Cina: di cinesi, italiani, americani, di chiunque. Il fatto che molti cinesi abbiano adottato, di rientro, una quarantena volontaria non può di certo essere considerato autorazzismo?

Non mi interessa proprio il colore della pelle di chi è portatore di un contagio. Perché adottare delle precauzioni non è un gesto razzista, ma una misura medica: non ti guardano gruppo sanguigno o DNA, ma temperatura e provenienza da aree a rischio.

Quindi chi ci governa ha preso seriamente la cosa scorretta (il razzismo) e alla leggera la cosa giusta (le precauzioni).