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Coronavirus in Lombardia, il Ministero della Salute: "Quarantena obbligatoria"

coronavirus speranza

Dopo i primi casi di coronavirus in Lombardia, il governo ha disposto la quarantena obbligatoria per chi ha avuto contatti diretti con i contagiati.

Dopo i sei contagi da coronavirus in Lombardia, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato tramite un comunicato che d’ora in poi sarà obbligatoria la quarantena per chi ha avuto contatti stretti con una persona risultata positiva all’infezione. La misura obbligatoria sarà dunque riservata a un numero di soggetti limitati e, per il momento, non è previsto che venga estesa anche al resto dei cittadini dei comuni interessati (Codogno e Castiglione d’Adda). Per questi ultimi (dove, secondo fonti locali contattate da Notizie.it, si può circolare liberamente) resta valido unicamente l’invito dell’assessore a restare a casa ed evitare occasioni sociali.

Coronavirus in Lombardia: disposizioni sulla quarantena

La decisione è giunta al termine di un tavolo tecnico-scientifico che ha approfondito le segnalazioni dei nuovi casi confermati. L’ordinanza prevede l’obbligatorietà di isolamento per quanti abbiano avuto contatti stretti con un caso risultato positivo. Dispone inoltre “la sorveglianza attiva con permanenza domiciliare fiduciaria per chi è stato nelle aree a rischio negli ultimi 14 giorni con obbligo di segnalazione da parte del soggetto interessato alle autorità sanitarie locali“. Vale a dire che il personale medico osserverà chiunque nelle ultime due settimane sia stato in una zona dove il coronavirus è particolarmente diffuso.

Le parole di Conte

Intervenuto da Bruxelles all’ingresso del Consiglio Europeo, il Premier ha confermato la riunione del comitato tecnico-scientifico istituito dal ministro Speranza così come la nuova ordinanza di quarantena obbligatoria per chi è entrato in contatto con persone infette. Ha inoltre aggiunto che i medici saranno in costante contatto con coloro che negli ultimi 14 giorni siano stati in zone considerate a rischio. Come ha precisato non si tratta della Cina nella sua interezza ma soltanto di alcune zone definite dall’Oms, prima fra tutte la provincia di Hubei.

Ha poi chiarito che la scelta di chiedere alla popolazione locale di rimanere in casa è stata presa per prudenza e precauzione e per evitare qualsiasi allarmismo sociale. “Dovete fidarvi delle indicazioni ufficiali del ministero della Salute. Abbiamo un comitato tecnico scientifico che ci offre la base tecnica e scientifica di valutazione“, ha aggiunto.

Le raccomandazioni dell’assessore al Welfare di Regione Lombardia

Poco prima che il ministero della Salute pubblicasse la circolare, l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera aveva invitato i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno a rimanere in casa. Si tratta infatti dei paesi in cui si sono verificati i primi sei casi lombardi di coronavirus.

Il medesimo aveva anche invitato chiunque abbia i sintomi tipici dell’infezione a non recarsi in Pronto Soccorso. Ciò infatti potrebbe favorire il contagio. Il consiglio a chi riscontri febbre o problemi respiratori è quello di contattare direttamente il 112. “Gli operatori valuteranno ogni singola situazione e attiveranno percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte” ha spiegato. In alternativa potranno eseguire i test necessari anche a domicilio. Ha infine aggiunto che dalla sera di giovedì 20 febbraio 2020 è attiva una task force regionale che opera in stretto contatto con il Ministero della Salute e con la Protezione Civile.

I medici di Lodi: “Siamo senza mascherine”

Intanto l’Ordine dei medici di Lodi presieduto da Massimo Vajani ha denunciato che nel loro ospedale c’è carenza di mascherine. Dopo i sei casi accertati vicino alla città, ha spiegato di aver ricevuto moltissime chiamate da parte dei medici di famiglia che chiedono cosa devono fare.

L’Ordine di Lodi è composto da 180-190 colleghi. Ora ad esempio devo andare a visitare una ragazza con febbre e non ho la mascherina. Nessuno ci ha dotato di questi strumenti“, ha lamentato. Ha poi fatto un paragone con l’epidemia di Sars, quando le mascherine furono distribuite anche a loro. Infine ha precisato di essere in attesa di convocazioni dalla prefettura per capire come agire.