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Coronavirus, Santori: "Le Sardine sono favorevoli alla patrimoniale"

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Santori afferma che per le Sardine la crisi economica post coronavirus si può risolvere con una patrimoniale dell'1%.

Uno degli esponenti più in vista del movimento autonomo delle Sardine, Mattia Santori, ha espresso in tv il parere favorevole suo e del gruppo che rappresenta a una eventuale tassa patrimoniale per risollevare l’economia italiana dopo il coronavirus. Questo perchè la diffusione in Italia del Covid-19 ha portato prima di tutto ad un’emergenza sanitaria alla quale sta inevitabilmente facendo seguito una crisi finanziaria. Tra il decreto Cura Italia, ancora in stallo, e ipotesi da più parti per provare ad aggiustare i danni, Santori in diretta ad 8 e mezzo su La7 ha detto: “La patrimoniale non è altro che un patto di solidarietà, si potrebbe chiamare prestito di solidarietà. Andrebbe chiesto a tutti l’1%”. Più che una patrimoniale dunque un patto di solidarietà per superare l’emergenza coronavirus.

Santori: “Le Sardine sono per la patrimoniale”

“Con questa Europa è difficile costruire accordi sulla fiducia – ha detto ancora Santori – C’è l’impressione che la solidarietà che oggi ti viene data, la pagherai in futuro a caro prezzo. Vivevo in Grecia all’epoca della crisi e c’era questa sensazione. La popolazione italiana sta dimostrando che dove non arriva lo Stato possono arrivare le persone. Dove non arriva lo Stato arriva un vicino di casa, un volontario, anche un partito. A livello di fiscalità dovremmo usare la parola solidarietà”.

La chiave per il portavoce delle Sardine sarebbe quella di non far intendere la patrimoniale come la tassa che da anni riceve critiche da parte dei cittadini: “Se sono molto ricco e do l’1% del mio patrimonio per chi sta peggio, è qualcosa che mi tornerà indietro. Ma anche se non sono ricco… se non la chiamassimo patrimoniale, i cittadini sarebbero meno reticenti. Con un prestito di solidarietà, un concittadino starà meglio e si riprenderà, senza andare dai camorristi che praticano l’usura. Andrebbe chiesto a tutti l’1% per un fondo di garanzia, per un microcredito garantito dallo stato e dai cittadini stessi”.