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Coronavirus, appello delle donne all'Europa: "Stop nazionalismi"

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L'appello delle donne di "Se non ora quando - Libere" all'Europa affinché, in tempi di Coronavirus, metta da parte i nazionalismi.

Il coronavirus tiene sotto scacco l’intero globo e in Europa le divisioni sono più forti che mai. Nelle ultime ore, del resto, tiene banco la questione economica con i provvedimenti in merito ai sussidi da destinare alle Nazioni che appaiono poco chiari. Per questo motivo, nella giornata di venerdì 10 aprile, il movimento “Se non ora quando – Libere!” ha deciso di prendere parola con un accorato appello all’Europa. L’obiettivo delle firmatarie, tra cui Elena Ferrante, è di mettere fine ai nazionalismi e di agire, una volta per tutte, come un ente unico, capace di rispondere all’emergenza coronavirus. Per farlo, però, bisogna rifondare l’Unione Europea: riposizionare al centro dell’azione comune quei valori, quella forza e quella competenza tipici delle donne.

Coronavirus, appello delle donne all’Europa

Con un lungo appello – pubblicato in inglese, francese e italiano – donne di rilievo pubblico si sono rivolte ai governanti dell’Unione Europea. “Dalle case in cui siamo confinate, dalle case che sono state per millenni i nostri luoghi di vita e di cura, dalle case a cui ancora oggi torniamo, dopo il lavoro, per occuparci della famiglia, da queste case noi scriviamo ai governi e ai governanti d’Europa, non per chiedere, ma per esigere che, dinanzi a questa tragedia che colpisce tutti, cadano gli egoismi nazionali e che l’Europa si mostri unita, solidale, responsabile. Le donne hanno sempre avuto una forza immensa nel reagire e tenere insieme i nuclei familiari, nutrirli e curarli. Lo hanno dimostrato durante l’ultima guerra mondiale, lo stanno facendo anche ora in questa pandemia, insieme agli uomini, impegnate in massa nei lavori attualmente consentiti”.

Si legge ancora nell’appello di “Se non ora quando – Libere!”: “Ma al contrario del dopoguerra, questa volta noi ci siamo, siamo nella società in parità e vogliamo che la ricostruzione questa volta avvenga tenendo conto di esigenze e valori che sono incisi nella nostra Storia ed esperienze di donne e che sono stati troppo a lungo trascurati. L’epidemia ha rimesso al centro delle nostre vite i corpi delle persone, la famiglia, le relazioni, la solitudine, la salute, il rapporto tra le generazioni, l’economia e l’umano”.

Chi sottoscrive l’appello

Infine, conclude il lungo appello delle donne europee: “Se l’Europa reggerà l’urto di questo assalto sarà anche per quei valori che, spesso definiti come ‘privati’, sono diventati nel corso dei giorni valori pubblici, hanno contrastato il diffondersi della malattia e l’hanno – speriamo – vinta. L’Europa deve rifondarsi su questi valori, sulla forza e le competenze delle donne. Deve dare vita a un grande piano comune che tenga conto di queste priorità. Nelle case le donne, separate tra loro, sono unite da questa volontà comune”.

Una raccolta firme alla quale hanno già aderito moltissime intellettuali dei Paesi dell’Unione Europea: tra queste Elena Ferrante, Cristina Comencini, Dacia Maraini, Julia Kristeva, Annie Ernaux, Marcella Diemoz, Margarethe Von Trotta. A oggi è stato già raggiunto il numero di mille firmatarie. E le sottoscrizioni sono destinate ad aumentare.