Mentre l’esecutivo continua a lavorare per emanare il decreto di aprile – da 60 miliardi – il premier Conte spegne lo scontro con il Pd sul Mes. Il 21 aprile ci sarà un’informativa alla Camera: l’ultima parola, dunque, spetta al Parlamento. Quello che il Presidente del Consiglio vuole evitare è proprio la formazione di schieramenti dannosi per il Paese. Nella riunione con i capi delegazione, Dario Franceschini per il Pd e Alfonso Bonafede per il Movimento 5 Stelle, sono emerse posizioni contrastanti.
Mes, Conte spegne scontro con Pd
“Non ha senso ora discutere del Mes“, ha ribadito Conte in un post pubblicato sui social: occorre mostrare un esecutivo compatto durante le trattazioni in Europa. Con queste parole Conte è riuscito a spegnere il dibattito e lo scontro nato con il Pd e ha proposto un‘informativa alla Camera per il 21 aprile. Ma l’immagine apparsa negli ultimi gironi mostrata due forze politiche contrapposte. Un M5s sempre più contrario al ricorso al Fondo Salva Stati e un Partito Democratico che propende per un sì al Mes.
Le opposizioni, però, insorgono con Matteo Salvini che rilancia: “Vogliamo un voto in Aula subito, per il Colle è tutto normale?”. Il dibattito, infatti, non divede soltanto la maggioranza, ma anche le opposizioni: Silvio Berlusconi, al contrario degli alleati ha detto ok al ricorso al Fondo Salva Stati. “Non mi interessa, dica ciò che vuole”, ha replicato però Salvini.
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Conte, prima di aprire il dibattito sui Fondi, se accettarli o meno, ha voluto chiarire ancora una volta la sua posizione: “Il Mes è un meccanismo inadeguato – ha scritto su Facebook – e anche insufficiente per reagire a questa sfida epocale”.
E infine, ha esposto in modo chiaro i prossimi passi da compiere: “Prima di dire se un finanziamento conviene o meno al mio Paese voglio prima battermi perché non abbia, in linea di principio, condizioni vessatorie di alcun tipo. Dopodiché voglio leggere e studiare con attenzione il regolamento contrattuale che condiziona l’erogazione delle somme. Solo allora mi sentirò sicuro di poter esprimere, agli occhi del Paese, una valutazione compiuta e avveduta”.